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Greta Thunberg, il fantoccio appeso a Roma: peggio dei gretini, soltanto i cretini

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Davide Locano
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Idioti. Il primo pensiero è: sono degli idioti. Il secondo è: speriamo sia una provocazione artistica, un' allegra citazione post-situazionista dei bambini appesi da Maurizio Cattelan ad una quercia secolare milanese nel 2004, l'«angelica rassegnazione» al reale, robe così... Il terzo pensiero è: no, sono proprio degli idioti. Degli idioti pericolosi. C' è qualcosa di molto stupido, di repellente, perfino di immorale, nel fantoccio con le sembianze di Greta Thunberg che la sedicente organizzazione Gli Svegli ha appeso sotto un ponte di Roma, sovrastandolo dalla scritta «Greta is your God», Greta è il vostro Dio. Le treccine al vento, il volto accigliato riconoscibilissimo, la solita mantellina antipioggia, e il corpicino penzoloni: non c' è nulla di goliardico in quel pupazzo oggetto del gesto degli idioti di cui sopra che hanno rivendicato in una nota: «Abbiamo impiccato Greta Thunberg a Roma, in allegato le foto in via Isacco Newton. Il manichino ha la sua faccia e perfino le sue trecce. Seguiranno altre azioni». Come per scimmiottare i terribili messaggi che le Brigate Rosse recapitavano dopo i loro atti criminali negli anni di piombo. Non è neppure un gesto triste, è un gesto tragico nella sua piccolezza. Ora, la cronaca registra le ovvie prese di posizioni e attestati di solidarietà della politica: «Contro Greta Thunberg anche violenza macabra! Condanniamo con forza questo gesto di chi non rispetta le idee quando non le condivide»; «Vergognoso il manichino di Greta Thunberg ritrovato appeso a un ponte nella nostra città. A lei e alla sua famiglia la mia solidarietà e quella di tutta Roma. Il nostro impegno sul clima non si ferma», hanno subito twittato Nicola Zingaretti e Virginia Raggi, i primi a correre sul posto. E via via, di seguito, tutti gli altri rappresentanti delle istituzioni, della cultura e della società civile, in un' escalation formidabile. LA CORSA Nella serata di ieri arriva anche il commento accorato di Fridays For Future, l' organizzazione per il clima sezione di Roma: «Apprendiamo da un articolo di giornale del fantoccio di Greta appeso a un cavalcavia. Questa è la conferma del fatto che chi identifica Greta come "il nostro Dio" è gente inconsistente e violenta, pronta solo ad attaccare a vuoto, senza fermarsi sul confronto e i contenuti. Noi non abbiamo alcun culto di questa ragazza, Greta dà la parola semplicemente agli scienziati e cita i dati di studi scientifici inconfutabili, gli stessi ignorati dalla politica. Noi in questa battaglia ci mettiamo la faccia, mentre questa gente si nasconde dietro minacce e aggressività. Dopo questo gesto siamo ancora più forti di ieri, ancora più vicini a Greta e a tutte le ragazze e i ragazzi che scendono in strada a difendere il nostro futuro». Ora, magari ci costa un po' dirlo, ma Raggi, Zingaretti e Fridays for Future hanno perfettamente ragione. Chi scrive, da ecologista di ritorno e convinto tardivamente che questo mondo i padri l' abbiano solo preso in prestito dai figli, pur convinto della potenza del suo messaggio, non ha mai nutrito un gran simpatia per Greta Thunberg. Anzi. Credo che in essa non vi sia un briciolo della gioiosa spontaneità, del ciclone di speranze che ha acceso i cortei dei ragazzi in tutto il mondo. Guardo con sospetto alla presenza diuturna, in tutte le foto posate di Greta -nei cortei e no- di Luisa Naeubauer, attivista climatica tedesca dell' associazione One Campaign che «fa pressioni sui leader politici per gli obiettivi di sviluppo sostenibile» (e nessuno ha smentito il coinvolgimento di Bill Gates e consorte, di Bono Vox e, soprattutto, di George Soros). INQUIETUDINE Incasso, con una certa inquietudine, la certezza dei bookmakers britannici sul prossimo Nobel per la Pace assegnato proprio a Greta nonostante, data la loro lunga attività benefica forse lo meritino di più Jacinda Ardern premier neozelandese o Abiy Ahmed , uno che ad appena 42 anni, diventato primo ministro etiope, sta cercando in un colpo solo di abbattere e poi ricostruire le fondamenta scalcinate del secondo stato più popoloso dell' Africa. Affronto con malcelata ironia le domande di mio figlio di otto anni sul fatto che Greta sia rimasta a casa da scuola con certificato medico mentre, nello stesso tempo, tambureggiava ai media il suo viaggetto a New York in barca a vela verso le Nazioni Unite («Papà, ma allora posso farlo anch' io?» mi chiede Gregorio Indro, e io gli rispondo che no, che su quella tolda non c' è una bambina, c' è un androide radiocomandato, cosa peraltro non lontanissima dalla verità). Mi è diventato perfino simpatico il grande climatologo Franco Prodi, fratello di Romano, quando così, a bruciapelo, ha dichiarato «con Greta siamo di fronte a un abbaglio mondiale. Perché questo movimento incanala nella direzione sbagliata, cioè la lotta al riscaldamento globale, quella che è in realtà un' urgenza giusta, ovvero la salvaguardia del pianeta», e tutti giù a dargli dello stronzo. Eppure, oggi Greta va difesa appassionatamente da questi quattro idioti. I quali, con un atto macabro e sguaiato, hanno agito senza articolare uno straccio di argomentazione, offendendo comunque il diritto al sogno di una generazione e distillando male allo stato puro verso una ragazzina. Se volete appendere Greta fatelo alle sue convinzioni, se vi riesce; ma non azzardatevi a farlo al ponte pericolante delle vostre piccole coscienze. Odio dirlo ma forse questo è il giorno in tutti siamo un po' gretini. Forse. di Francesco Specchia

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