“Invecchiare non è una malattia”: numeri e strategie sul 'caso Italia'
"Invecchiare non è una malattia”, spiega Marco Trabucchi, presidente dell'Aip. Ma secondo Roberto Bernabei, presidente di Italia longeva “bisogna ripensare il Servizio Sanitario Nazionale”
Anziani e senso della vita. In occasione del 'Meeting Salute' di Rimini, ampio spazio dedicato agli over 65. Si tratta di una quota crescente della popolazione italiana: sono oltre 12 milioni su circa 60 milioni di cittadini. Molte le patologie età correlate, i problemi psicologici e le implicazioni sociali: per questo serve prevenzione e impegno, sia da parte degli enti pubblici che da quelli privati. “E' necessario che ciascuno compia scelte di responsabilità” spiega il professor Marco Trabucchi, presidente dell'Associazione Italiana di Psicogeriatria (Aip). “Ciò significa agire su almeno tre piani: 1) dedicare molta cura alla sfera fisica, dall'attività motoria alla prevenzione delle malattie croniche e alla cura delle stesse quando compaiono, senza diventare schiavi della medicina, ma non rinunciando a seguire le indicazioni di medici preparati e responsabili, soprattutto per patologie come il diabete e l'arteriosclerosi; 2) esercitare attività psichica: bisogna restare collegati con il mondo e con le sue evoluzioni; 3) mantenere le dinamiche relazionali e affettive, anche con le attività lavorative quando disponibili e adatte alle condizioni di salute”. Tutto ciò però rischia di non essere realistico, non diviene cioè patrimonio di chi invecchia, se il tempo che resta da vivere non assume un significato, se diviene solo la gestione stanca di eventi che si susseguono, senza la possibilità di scegliere le modalità più personali per incidere sul trascorrere del tempo. “Se la vita non acquisisce un significato, allora la persona rinuncia all'impegno e a scelte coraggiose. Il mondo diviene piatto, caratterizzato da continue rinunce, in uno scenario dominato da perdite che si susseguono e spesso dalla depressione” spiega ancora il professor Trabucchi. “La volontà di promuovere questo incontro nasce dall'esperienza dei professionisti dell'associazione ‘Medicina e Persona' che, in vario modo, operando nella medicina del territorio, in strutture ospedaliere, residenziali, riabilitative e nei servizi sociali, incontrano le esigenze ed i bisogni della popolazione anziana” ha affermato la dottoressa Gemma Migliaro, presidente di ‘Medicina e Persona'. L'analisi della realtà sociale e sanitaria italiana evidenzia una generalizzata e inadeguata percezione riguardo i molteplici cambiamenti che si manifestano durante il periodo della vita che è la vecchiaia e le conseguenze concrete che questa mancanza provoca. Si rileva come le strutture sanitarie del nostro paese siano in affanno nell'organizzare e gestire una assistenza adeguata sia per accompagnare gli anziani in buona salute, sia per prendere in carico quelli gravati da numerose comorbidità. Esiste il problema del riconoscimento della dignità della persona anziana e si ravvisa contemporaneamente la necessità di una ‘preparazione' alla vecchiaia che preveda corretti stili di vita ma anche approfondisca e coltivi il significato della vita e del tempo stesso. Gli anziani richiedono un'intensa attività di assistenza con un importante dispendio energetico, emotivo ed economico. Inoltre, una parte della popolazione anziana risulta affetta da malattie degenerative come la malattia di Alzheimer la cui cura diventa ancor più onerosa per le famiglie e le strutture socio sanitarie. La relazione di cura con queste persone rappresenta una sfida in particolare per chi lavora nell'ambito socio-sanitario. “Medicina e Persona, attenta al carattere professionale e relazionale del lavoro in sanità, propone pertanto al Meeting questo evento in cui vengono affrontati e approfonditi alcuni dei complessi aspetti che tale relazione comporta” aggiunge Gemma Migliaro. L'impegno dello Stato. L'Italia è dunque un Paese vecchio e per questo deve anche pensare a ridisegnare il Servizio Sanitario Nazionale. “Siamo il paese più vecchio del mondo insieme al Giappone – dichiara allarmato il professor Roberto Bernabei, presidente di ‘Italia Longeva' – Per spiegare questo problema e i suoi potenziali rischi, in occasione del Meeting Salute di Rimini analizzeremo come prototipo la malattia di Alzheimer. Si tratta di una patologia età correlata, che oggi affligge circa 800 mila soggetti; ma considerando anche i familiari coinvolti, ad essere interessati sono diversi milioni di italiani. Ancora non esistono terapie, quindi deve essere gestita, ma non dall'ospedale, bensì dai servizi a lungo termine. Serve dunque una più efficiente organizzazione, che vada oltre la ricerca scientifica”. Si aggiungono poi ulteriori problemi. I tempi lunghi che si impiegano attualmente per una diagnosi e un'ampia sperequazione tra le varie regioni nella distribuzione di servizio sul territorio. “Si pensi, ad esempio, che l'assistenza domiciliare è prestata al 5 per cento degli abitanti over 65 dell'Emilia-Romagna e solo allo 0,3 per cento degli abitanti del Lazio” spiega Bernabei. Proprio al Meeting Salute di Rimini verrà lanciato l'Alzheimer Fest: “Sarà un'iniziativa di apertura per chi soffre di questa patologia” afferma Marco Trabucchi. L'evento si terrà a Gavirate, in provincia di Varese, nei pressi del lago, dal 1 al 3 settembre. “L'obiettivo è quello di tirare fuori le persone affette da demenza e le loro famiglie dalla solitudine e dare il segnale che la loro vita non è condizionata solo da questo, ma si possono recuperare ancora spazi di autonomia – prosegue l'esperto – Sarà una festa: non ci saranno solo medici, ma anche tanta gente comune per creare convivialità, tra attività ludiche e culturali”. L'importanza dei vaccini. Un ulteriore punto di riferimento che deve essere maggiormente valorizzato è il vaccino, fondamentale negli anziani quanto nei soggetti di età infantile. “La vaccinazione in tarda età permette di godere di un'anzianità di qualità, evitando fragilità e disabilità. Questa vaccinazione è spesso negletta, sebbene permetta gratuitamente di conquistare un invecchiamento di successo”, dichiara Bernabei. Il discorso più noto è relativo alla vaccinazione contro l'influenza, che ancora provoca 8 mila morti tra gli anziani non vaccinati; ma ci sono anche altre vaccinazioni parimenti importanti, come quella contro la polmonite pneumococcica, che può essere letale, o contro il fuoco di Sant'Antonio, che non provoca il decesso, ma può avere nefaste conseguenze sulla qualità della vita. (EUGENIA SERMONTI)