Con l'HIV oggi è possibile invecchiare ‘normalmente'
Identificazione precoce dell'infezione e terapie ottimali: ecco i ‘segreti' per invecchiare bene anche in presenza di HIV. Un futuro possibile, ma per il quale ancora molto resta da fare
Un importante passo nella lotta all'AIDS è stato compiuto in questi giorni con la presentazione delle nuove linee guida, nel corso della 16° European AIDS Conference (EACS), a Milano, alla presenza di oltre 3 mila delegati, arrivati da tutto il mondo. Oggi nei Paesi dell'Unione Europea e dello Spazio Economico Europeo (UE/SEE) ci sono 30 mila nuove diagnosi di HIV all'anno e oltre 122 mila persone che ancora ignorano di aver contratto l'infezione. Ancora quasi la metà delle persone HIV-positive (47 per cento), inoltre, riceve la diagnosi in una fase tardiva dell'infezione. Un panorama su cui molto resta da fare, certo, ma i successi ottenuti sono importanti. “I risultati del monitoraggio biennale della ‘Dublin Declaration on Partnership to Fight HIV/AIDS in Europe and Central Asia' dimostrano che in genere – rispetto ad altre regioni – nella UE/SEE il trattamento dell'HIV inizia prima, e che un maggior numero di persone riceve una terapia salvavita. Se rimane vero che una persona con HIV su 6 non è in trattamento, è altrettanto vero che 9 su 10 di coloro che accedono alle cure raggiungono di fatto la soppressione virologi – spiega Fiona Mulcahy, presidente di EACS – Questo significa che il virus non è neppure più identificabile nel loro sangue, e che quindi non possono contagiare nessuno. Questo da un lato dimostra quanto siano efficaci i nuovi trattamenti, ma dall'altro quanto sia importante, nell'ambito di questa conferenza, lanciare un appello a favore della diagnosi precoce, per favorire l'accesso rapido ai test per l'HIV”. Per aumentare il livello delle cure in tutta Europa, nel corso del congresso sono state presentate le nuove linee guida europee, una base eccellente per lo sforzo multidisciplinare che coinvolge i medici impegnati nella diagnosi e nella gestione dell'infezione da HIV e delle relative co-infezioni, malattie opportunistiche e comorbidità. “Sono state riviste anche importanti problematiche, di grande rilevanza per le donne, soprattutto in relazione ai farmaci che raccomandiamo durante la gravidanza, e per i quali è necessaria un monitoraggio particolare”, ha spiegato Anton Pozniak, del Chelsea and Westminster Hospital, Londra (UK). Invecchiare ‘normalmente' con l'HIV è oggi un traguardo vicino e possibile. Grazie ai significativi progressi ottenuti nel trattamento e nella gestione dell'HIV, molte persone che vivono con la malattia hanno ora un'aspettativa di vita analoga a quella delle persone sane. Tuttavia un sondaggio su larga scala, commissionato da Gilead a una società indipendente di ricerche di mercato e condotto su oltre 3200 adulti, rivela l'esistenza di un significativo divario tra i progressi ottenuti nel trattamento dell'HIV e le aspirazioni delle persone che convivono con la malattia: il 75 per cento di loro si aspetta di vivere meno a lungo dei propri amici e parenti che non hanno il virus. Inoltre, lo stigma sociale e una percezione distorta della malattia continuano a impedire ad alcune persone con HIV di incontrare nuovi partner e di farsi una famiglia. “La sfida odierna di una buona gestione di questa patologia presuppone un lavoro di squadra tra persona con HIV e professionisti. La terapia antiretrovirale va iniziata immediatamente e, nel tempo, calibrata con attenzione per garantire il benessere a lungo termine. Ma se non si fa comprendere a tutti anche il ‘valore sociale' dell'utilizzo esteso della terapia, ossia che esso è il mezzo che consente l'interruzione della trasmissione del virus, allora commettiamo un errore strategico clamoroso”, conclude Simone Marcotullio, vice-presidente dell'associazione di pazienti Nadir Onlus. Il prolungamento della sopravvivenza, la soppressione virologica e la prevenzione della trasmissione dell'infezione rimangono obiettivi fondamentali nel trattamento dell'HIV, ma oggi più che mai è necessario prestare maggior attenzione alla salute globale del paziente. (PAOLA GREGORI)