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Giornata mondiale dei poveriVisite gratis davanti a S. Pietro

Una settimana di visite e controlli gratuiti per chi, a Roma, vive in estrema indigenza. E' l'iniziativa promossa in occasione della 2° Giornata Mondiale dei Poveri organizzata il prossimo 18 novembre dal Pontificio Consiglio Vaticano

Maria Rita Montebelli
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Dal 12 al 18 novembre, dalle 8.00 alle 22.00, sarà allestito in Piazza San Pietro, un presidio sanitario dove il personale medico del Vaticano, del Policlinico Gemelli e del Policlinico Tor Vergata sarà a disposizione di homeless e persone in condizioni di forte povertà per visite specialistiche e esami di laboratorio. Diverse le aree in cui verrà garantita l'assistenza: dalla dermatologia all'oculistica, dalla cardiologia alla ginecologia, fino all'infettivologia dove, grazie al sostegno di Gilead Sciences, sarà presente l'unità di  Malattie Infettive del Tor Vergata guidata dal professor Massimo Andreoni. Professore, perchè in un'iniziativa come quella organizzata in occasione della Giornata del Povero è importante la presenza degli infettivologi? È importante sottolineare che i problemi di ambito sanitario sono estremamente rilevanti per chi vive nella marginalità, perché si tratta di individui che affrontano condizioni che inevitabilmente li espongono a patologie di diverso genere. Tra queste anche le patologie infettive. L'indigenza, una permanenza protratta in spazi aperti e una scarsa igiene personale dovuta alle condizioni in cui si trovano a vivere sono fattori che portano in molti casi a contrarre diversi tipi di infezioni, a livello delle vie respiratorie come pure a livello cutaneo. È importante la nostra presenza perché attraverso di essa riusciamo a dare a queste persone la possibilità di compiere un'azione normale a loro preclusa, l'accertamento del proprio stato di salute sul fronte proprio della patologie infettive. Saranno infatti erogate gratuitamente visite specialistiche e test specifici che permettono da un lato di individuare – quindi curare – patologie eventualmente presenti e dall'altro di fare prevenzione, evitando che malattie in corso evolvano ulteriormente e si trasmettano. Quali patologie andrete a diagnosticare oltre a quelle delle vie respiratorie e cutanee? Sicuramente l'epatite C, un virus particolarmente subdolo che si manifesta solo nelle fasi più avanzate della malattia quando ha ormai causato danni gravissimi nell'organismo, per esempio un epatocarcinoma – ovvero un tumore del fegato – oppure una cirrosi epatica. Le fasce di popolazione che vivono ai margini della società sono spesso composte da anziani, e questi individui rispetto ai giovani sono purtroppo quelli che hanno più probabilità di aver acquisito questa infezione nel corso della propria vita. All'interno della nostra postazione di Piazza san Pietro, effettueremo un test rapido per l'epatite C che non solo potrà mostrare l'eventuale presenza di anticorpi -  che dimostrano che l'organismo è entrato in contatto con il virus Hcv - ma che consentirà anche di verificare se il virus è ancora presente o meno. In questo modo non solo la persona saprà di essere stata o meno infettata ma potrà anche avere chiaramente cognizione del suo stato di salute in quel momento. Qualora la persona che si sottopone al test si rivelasse infetta dal virus le proporremo una presa in carico per avviare le cure. Insomma, oltre alla diagnosi cercheremo di garantire anche la terapia. Come si fa ad avvicinare queste persone, a convincerle ad affidarsi alle cure dei medici e, soprattutto, a seguire la terapia? Il fatto che i medici si avvicinino a questi pazienti ‘difficili', andando nelle strade dove loro vivono è un primo step per creare l'empatia di cui hanno bisogno. Solo dissipando la diffidenza che loro nutrono nei confronti delle istituzioni e dei presidi sanitari possiamo dar loro un inquadramento del loro stato di salute e prendersene cura. Inoltre, durante la settimana – ma anche in altre iniziative – noi non ci limitiamo a dimostrare la presenza di un'infezione, offriamo loro un percorso da seguire. È una strategia vincente che ci permette di avere una presa effettiva: quando alla persona si dà la soluzione per un problema che non può risolvere da sola, si crea empatia, e questo la aiuta a completare il percorso che deve intraprendere per guarire. L'esperienza dello scorso anno è stata positiva, siamo riusciti a contattare diverse persone e a curarle. Sono sicuro che anche quest'anno sarà così. “Crediamo che chi ne ha bisogno debba avere l'opportunità di accedere alle cure a prescindere da dove si trovi e dalle risorse economiche di cui dispone - commenta Valentino Confalone, general manager di Gilead Sciences - L'iniziativa dei presidi sanitari della settimana del povero sono per noi una concreta opportunità per mettere in pratica questo principio”. (MATILDE SCUDERI)

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