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Ail, udienza da Papa Francescoinaugura il 'primo mezzo secolo'

Il Santo Padre incontrerà sabato gli oltre 6mila membri della comunità di questa associazione pazienti, che con 50 anni di lavoro accanto ai pazienti e ai loro familiari è diventata un punto di riferimento per tutti i malati

Maria Rita Montebelli
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Nel 2019 l'Associazione Italiana contro le Leucemie, i linfomi e il mieloma (Ail) compie 50 anni, un importante traguardo e un'occasione per ripercorrere le tappe che hanno portato questo ente a crescere e diventare punto di riferimento per i pazienti ematologici e le loro famiglie. Il via alle celebrazioni sarà dato sabato 2 marzo alle ore 12, quando la comunità di Ail, con i volontari delle sue 81 sezioni provinciali, pazienti e familiari, medici e ricercatori, arriverà da tutta Italia per incontrare Papa Francesco, guidata dal professor Sergio Amadori, presidente nazionale Ail e dal dottor Francesco Gesualdi, direttore generale dell'associazione, presso l'aula Paolo VI della Città del Vaticano. “Ringrazio sentitamente Sua Santità per averci concesso l'onore di incontrare la nostra associazione in occasione di questa, per noi, importantissima ricorrenza. Questi primi 50 anni di storia della nostra organizzazione sono costellati di importanti successi – ha ricordato Amadori -  abbiamo contribuito allo sviluppo della ricerca scientifica in campo ematologico; abbiamo moltiplicato i servizi offerti ai pazienti; abbiamo incrementato le interazioni con i centri ematologici e abbiamo visto crescere il numero dei nostri volontari, per noi patrimonio irrinunciabile. È stato un percorso non sempre semplice ma grazie al confronto continuo col territorio e le istituzioni, siamo diventati un punto di riferimento nel nostro Paese. L'Ail è un'associazione con un passato importante e che guarda al futuro con fiducia”. Il Pontefice darà il suo sostegno ed esprimerà la sua vicinanza ai malati ematologici e saluterà i volontari e i medici che ogni giorno danno valore all'opera di Ail rendendo possibile la sua missione: migliorare la qualità di vita dei pazienti, sostenere la ricerca scientifica e sensibilizzare l'opinione pubblica al tema della lotta ai tumori del sangue. (MATILDE SCUDERI)

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