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Menarini: Hub di Singapore'testa di ponte' per l'Oriente

Una crescita annuale a due cifre che parte da Singapore e si estende a tutto l'estremo oriente, con oltre 500 dipendenti e 'golose' previsioni di crescita soprattutto nel cardiovascolare, respiratorio e in oncologia

Maria Rita Montebelli
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I dati ufficiali del fatturato 2018 verranno comunicati la prossima settimana, ma le previsioni "più che realistiche", secondo Luca Lastrucci, board director di Menarini Asia-Pacific, parlano di un aumento di fatturato rispetto all'anno precedente del 18 per cento nell'area, appunto, estremo orientale. Una crescita di fatturato a due cifre, appunto, ancor maggiore di quella dell'anno scorso, + 6 per cento rispetto al 2016. "La nostra speranza - continua il manager - è quella di arrivare entro il 2022 ad un miliardo di euro". Un'altra coccarda che va ad aggiungersi ai successi del primo gruppo farmaceutico  italiano - tredicesimo in Europa, ma prima azienda farmaceutica italiana nel mondo - presente in Asia da quasi otto anni grazie all'acquisizione di Indiva e ad altre 12 affiliate nel continente. Non è certo un continente facile, anche se i fatturati crescono a due cifre l'anno: "abbiamo puntato 'forte' sulla Cina - conferma Pietro Corsa, general manager di Menarini Group - anche se si tratta di un paese molto protezionista dove servono, per lanciare un nuovo farmaco, 10 milioni di euro per la ricerca e oltre 6 anni di studi e pratiche. E anche se sono stati approvati da Fda e Ema tutti gli studi registrativi vanno replicati in Cina". Va comunque sottolineata un'inversione di tendenza che ultimamente vede le procedure amministrative assai 'sveltite', riducendo di molto i tempi degli studi obbligatori per i farmaci oncologici e accorciando i termini per i protocolli registrativi ad un paio di mesi. E sulla scorta di questi cambiamenti Menarini ha deciso di investire in Asia almeno 40 milioni di euro: "Un intervento su queste strada a lunga gittata e non senza rischi - aggiunge Corsa - ma è l'unico modo per crescere in questa parte del mondo". Dove, comunque, l'azienda fiorentina ha in corso sei studi registrativi per medicinali da utilizzare per l'angina pectoris, l'ipertensione e le malattie dell'apparato respiratorio ed è già presente con 9 farmaci, da quelli per la cura dell'eiaculazione precoce a quelli per le patologie gastrointestinali.  Stesse patologie del mondo occidentale, ovviamente, con in testa i tumori, "ma grande preoccupazione destano le malattie cardiovascolari e soprattutto quelle respiratorie - conferma Albert Lim, chief executive officer di Menarini Asia-Pacific - a causa di un livello d'inquinamento fortissimo. Per non parlare del problema della resistenza agli antibiotici: la prossima sfida che ci attende è anche quella del controllo delle malattie infettive". Farete tutto da soli? Su questo l'azienda non ha ancora preso decisioni, anche se i manager dell'Hub di Singapore non escludono affatto la possibilità di stringere alleanze o fare altre acquisizioni: "cerchiamo partner, certo, ma al momento solo come licenze, perché abbiamo in Cina strutture e personale nostri". Un altro fiore all'occhiello del Belpaese in giro per il mondo, grazie agli Aleotti. (ANDREA SERMONTI)

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