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Prevenire il tumore mangiando?Sì, con la dieta del Sol Levante!

Il convegno ‘Dieta giapponese e prevenzione oncologica' ha evidenziato l'azione protettiva di molti cibi di largo consumo in Giappone. Tra i benefici, una più alta aspettativa di vita e la riduzione di cancro della prostata

Maria Rita Montebelli
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Giappone e Italia sono più vicini che mai: la sushi-mania esplosa ormai qualche anno fa nel nostro paese non accenna ad arrestarsi, anzi, ha ormai contribuito a stimolare la curiosità verso altre pietanze della cucina giapponese, come ramen e yakitori. Una tendenza che potrebbe anche rivelarsi molto salutare, stando a quanto emerso dal convegno ‘Dieta giapponese e prevenzione oncologica', organizzato da MAProvider con il contributo non condizionato di Astellas. L'incontro è stata l'occasione giusta per evidenziare l'importanza dell'alimentazione nella prevenzione e nella lotta alle patologie oncologiche, con specifico riferimento al carcinoma prostatico. “Per noi è una vera soddisfazione supportare questa iniziativa che fa conoscere meglio la cucina giapponese – ha dichiarato Akihiko Uchikawa, vice capo missione dell'ambasciata del Giappone in Italia. – La peculiarità della nostra alimentazione è parte della nostra identità culturale.  Auspichiamo dunque che la cucina giapponese, buona, salutare e sicura, possa aggiungere varietà alle raffinate cucine mediterranea e italiana, suscitando un maggior interesse anche per altri aspetti della cultura giapponese”. Tavole a confronto! Nonostante si differenzino per gli alimenti e i metodi di preparazione, dieta mediterranea e giapponese condividono molti dei nutrienti necessari per una vita lunga e sana. Entrambe sono considerate da numerosi studi le forme di alimentazione più sane; dal 2014 sono poi state riconosciute patrimonio immateriale dell'umanità dall'Unesco. Tra i principali benefici, si riscontrano una più alta aspettativa di vita e la riduzione di malattie cardiovascolari, diabete e cancro. L'aspettativa di vita è di 79 anni per la dieta mediterranea e di 85 per quella giapponese. Si possono inoltre individuare i seguenti tassi di riduzione di rischio di determinate malattie: per l'ictus del 25 per cento con la dieta mediterranea e del 22 per cento con quella giapponese; per il cancro del 35 per cento con la mediterranea e del 27 per cento con la giapponese; per il Morbo di Parkinson del 46 per cento con mediterranea e del 50 per cento con la giapponese. Sorprendono soprattutto i dati relativi al cancro della prostata, in merito ai quali emerge un'incidenza maggiore nei Paesi occidentali - ad esempio, del 40 per cento negli Stati Uniti- mentre in Giappone, i numeri mostrano un calo rilevante, attestandosi a un'incidenza del 10 per cento. Dieta giapponese e tumore della prostata. Su questo aspetto si è soffermato uno studio pubblicato dai ricercatori del Children'shospital medical center di Cincinnati sulla rivista Biology and Reproduction: i benefici della ‘dieta giapponese' nella prevenzione del cancro della prostata sono dati dalla produzione di una molecola chiamata Equol, prodotta dall'intestino quando digerisce la soia, che risulterebbe in grado di bloccare l'azione di un ormone maschile, il Dht, che è collegato all'ipertrofia prostatica e al tumore. Inoltre, alcuni studiosi del dipartimento di epidemiologia della Columbia University consigliano, poiché povera di grassi , la ‘dieta del Sol Levante' anche dopo l'accertamento del tumore, in quanto può influire anche sul decorso del tumore prostatico. La spiegazione degli esperti. La prevenzione primaria permette di impedire lo sviluppo di una neoplasia. Non sempre è possibile, ma nel caso del tumore della prostata alcuni fattori sembrano realmente ridurre il rischio: tra questi, proprio l'alimentazione. “Dal punto di vista clinico, l'alimentazione giapponese risulta efficace nella prevenzione secondo una duplice prospettiva – ha spiegato Andrea Tubaro, direttore urologia, ospedale Sant'Andrea, professore di urologia, Università degli Studi La Sapienza – Anzitutto, la dieta giapponese è ricca di cibi come tofu, edamame, germogli di soia, caratterizzati da estrogeni deboli, cioè sostanze di derivazione naturale con una debole attività estrogenica; l'assunzione fin dall'infanzia di cibi con estrogeni deboli genera un'azione protettiva sul tumore della prostata. In secondo luogo, è molto povera di grassi saturi, che sono dannosi per l'organismo poiché innalzano i livelli del colesterolo, la cui alterazione può generare complicanze di tipo cardiovascolare”. 'Noi siamo quello che mangiamo': questa affermazione divenuta oggi assioma, è confermata da evidenze sperimentali ed epidemiologiche sempre più importanti e significative. “È ormai assodato che esista un rapporto bidirezionale tra i nostri geni e i nutrienti che assumiamo con la dieta – ha sottolineato Marco Silano, responsabile unità operativa alimentazione, nutrizione e salute, Istituto superiore di sanità – Il patrimonio genetico determina la risposta di ciascun individuo ai nutrienti. Parallelamente, gli stessi nutrienti modificano l'espressione dei geni (epigenetica), silenziando alcuni e attivandone altri. L'effetto epigenetico si verifica non solo nell'arco di tutta la vita, ma inizia durante il periodo fetale, oltre ad avere anche una trasmissione trans-generazionale. Alla luce del rapporto tra cibo e geni, le diete tradizionali, quali la mediterranea e la giapponese, presentano uno stretto legame tra la popolazione, il territorio e le tradizioni culturali, a cui i geni ‘protettivi' nei confronti delle malattie cronico-degenerative si sono selezionati nel tempo”. “La presenza di fibre, acidi grassi mono e poli-insaturi, sali minerali e un'elevata quantità di sostanze antiossidanti forniscono all'organismo una protezione contro i processi infiammatori e contro l'invecchiamento cellulare. Svolgono inoltre un ruolo fondamentale nella prevenzione di malattie metabolico-croniche, quali patologie cardiovascolari, diabete mellito e patologie tumorali, tra cui il tumore della prostata", ha evidenziato Silvia Migliaccio, medico specialista in scienze della nutrizione umana, segretario generale Società italiana di scienza dell'alimentazione. Dalla parte del paziente. “Il nostro obiettivo è far conoscere e informare pazienti, familiari e cittadini sulla prevenzione del tumore della prostata, anche in termini di stili di vita frutto di una corretta alimentazione - ha affermato l'avvocato Maria Laura De Cristofaro, presidente di Europa uomo Italia onlus - Diffondiamo le raccomandazioni del fondo mondiale per la ricerca sul cancro, che ha svolto uno studio molto approfondito sul rapporto fra alimentazione e tumori: occorre limitare il consumo di carne rossa, bevande dolci e alcool. Allo stesso tempo, è fondamentale l'attività fisica quotidiana. Iniziative come il presente convegno ci offrono un'importante opportunità per svolgere la nostra missione di sensibilizzare e informare correttamente la popolazione”. “La nostra azienda sostiene e incoraggia iniziative di questo genere perché permettono di garantire una crescita della consapevolezza in ogni individuo del valore di un corretto stile di vita nella prevenzione di alcune patologie – ha spiegato l'amministratore delegato di Astellas Giuseppe Maduri – Custodiamo un patrimonio variegato e prezioso quale quello della cultura giapponese, che può essere condiviso generando benefici diffusi. Il nostro impegno infatti è volto a migliorare la salute dei pazienti, interpretandone i bisogni e intervenendo laddove necessario con farmaci innovativi e affidabili”. (MATILDE SCUDERI)

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