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Facebook, chi viene licenziato per colpa del social

Luca Di Martino
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Le scuse di Facebook riguardo l'esperimento condotto sulle emozioni di quasi settecentomila utenti sono state accolte, ma sono già lettera morta. I due colossi, Facebook e Twitter, sono informatori spietati e continueranno ad esserlo. Due pilastri del voyeurismo moderno, usati quasi morbosamente dalla maggior parte degli utenti per curiosare le attività e gli aggiornamenti dei loro amici, parenti, vicini di casa, divi dello spettacolo e altri ancora. Spie aziendali - Ma quello che sempre la maggior parte degli utenti non sa è che il voyeurismo, lo "spionaggio" informatico, sta diventando una pratica comune e molto desiderata anche da parte di aziende e dei marchi commerciali. Lo scopo è semplice: raccogliere dati e informazioni preziose sui profili dei loro dipendenti per valutarne la "seconda" identità-social e, nel caso, licenziarli. Privacy? Un paradosso - Privacy e social network (sopratutto il secondo) non vanno per niente a braccetto, e l'utilizzo dei social network per licenziare su due piedi ne è la prova. L'amplificazione di questo fenomeno, in continuo aumento, ha portato l'australiano Travis Megale a fondare il gruppo "Fired by Facebook", che attualmente raccoglie quasi 500 iscritti e condivide le storie di chi ha avuto guai sul lavoro per colpa del social di mister Zuckerberg. Anche in Italia, nonostante l'assenza di gruppi e la mancanza di dati precisi, sta aumentando il numero di persone pizzicate dai loro superiori con la tecnica dello spionaggio. La privacy, su Facebook, non è un'opzione da attivare o disattivare.

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