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Londra, all' University College è stata scoperta la formula della felicità che potrebbe curare la depressione

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Mirko Mazzola
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La ricerca della felicità è una pratica che affascina l'essere umano sin dalla notte dei tempi. Filosofi, artisti, psicologi e matematici chiunque nella propria disciplina ha ricercato risposte a questo dubbio ancestrale. In molti ritengono sia qualcosa di astratto di non tangibile e spesso irraggiungibile, altri credono sia qualcosa riconducibile ai beni materiali, siano essi anche persone. Ma è comunque opinione comune ritenere che essa si celi nelle emozioni. Quante volte ci siamo chiesti ma esiste una "formula della felicità"? La risposta è sì e secondo una ricerca dello University College di Londra, si sintetizza in una formula matematica, pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences . Gli studiosi mediante l'elaborazione di un algoritmo tradotto in equazione sono riusciti a prevedere accuratamente il grado di felicità che un individuo può sperimentare quando vince o perde un premio in un semplice gioco. L'equazione testata su un campione di oltre 18.000 persone, dimostra che la felicità sembra essere maggiore quando le cose vanno meglio di quanto ci aspettavamo, ne deriva quindi che sono le attese, più che i risultati a determinare il livello di felicità. Questa potrebbe però essere un'arma a doppio taglio, in quanto aspettarsi il peggio per essere sorpresi positivamente, ci pone in uno stato di sofferenza fino all'eventuale avvenuta "sorpresa".   La scoperta potrebbe avere un riscontro pratico nella cura dei disturbi legati agli sbalzi d'umore e depressione; capendo le probabili reazioni dei pazienti alle varie situazioni della vita. Analizzando l'espressione, la felicità varia in funzione del tempo a seconda di una serie di addendi: quelli espressi con la w sono costanti che valutano l'influenza dei vari tipi di eventi, mentre gli altri sono la somma rispettivamente delle relazioni tra le tipologie di gratificazioni scelte, (indicate con la sigla CR), e tra il valore, atteso secondo una valutazione soggettiva dei rischi, (indicato con la sigla EV). Infine vi è la sigla RPE che rappresenta la differenza tra la ricompensa desiderata e quella realmente ottenuta. Infine γ, tiene conto della collocazione temporale dell'evento, in altre parole di quanto ciascun avvenimento può contribuire a seconda se sia accaduto di recente o meno.

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