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Fine del mondo, per l'Onu dovevamo morire tutti nel 2000. Retroscena: ecco perché siamo ancora vivi

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Maria Pezzi
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L' Onu sposa le teorie catastrofiste stile Greta e dice che il riscaldamento globale causerà disastri e inondazioni. Peccato che negli anni '80 prevedesse le stesse cose per il 2000. Per il Palazzo di vetro, insomma, la fine del mondo è già arrivata e noi non ce ne siamo accorti. Le temperature sono cresciute di 7 gradi, uno più uno meno, i ghiacci si sono sciolti ovunque, il livello del mare è cresciuto di un metro e mezzo, città sommerse, popolazioni costrette ad abbandonare le coste. Solo nel Bangladesh 90 milioni di persone sono state costrette a sfollare, l' Egitto è alla fame in quanto ha perso più di un quinto delle sue terre coltivabili lungo il delta del Nilo. Venezia è persa per sempre, Mose o non Mose. Gli Stati Uniti hanno speso più di 100 miliardi di dollari per proteggere la sua costa orientale, ma forse non è bastato perché i cicloni e le tempeste che arrivano da sud si sono moltiplicate per numero e grandezza, e gran parte dei Caraibi è già stata spazzata via. Anidride carbonica - Colpa nostra ovviamente, colpa dell' eccesso di anidride carbonica che abbiamo riversato nell' atmosfera con un consumo smodato di combustibili fossili e con il taglio delle foreste pluviali, al ritmo di 50 acri al minuto. E colpa nostra anche per non aver dato retta all' Onu e in particolare all' Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l' ambiente, che nel 1989 aveva avvertito che avremmo avuto a malapena 10 anni di tempo per salvare il salvabile, fino al 2000, non oltre, ma che comunque 3 gradi buoni ce li eravamo già giocati. «Sette gradi vi sembrano pochi?». Disse Noel Brown, l' allora direttore americano dell' Unep. E com' è che a distanza di 20 anni dalla dead line dell' Onu il Bangladesh è ancora lì dov' era? E dire che il rapporto era parecchio preciso e supportato anche da altri studi tra i quali uno del US Environmental Protection Agency e un altro dell' Institute International for Applied Systems Analysis che sosteneva, tra le altre cose, che a causa dell' aumento di temperatura i raccolti americani e canadesi sarebbero tornati a livello di quelli degli anni '30, mentre per i sovietici, ai tempi sopravviveva l' Urss, si sarebbe aperto un periodo di grande ricchezza agricola. Avranno sbagliato i calcoli di qualche grado, anche se come diceva Brown un grado in più o uno in meno non è roba di poco conto. Oppure, azzardiamo, il riscaldamento ante litteram è stato neutralizzato da quel raffreddamento globale che solo un decennio prima, cioè negli anni '70, andava così di moda negli ambienti scientifici e giornalistici e che aveva portato più di uno studio a preconizzare l' arrivo di una nuova era glaciale. Nuova glaciazione - Famoso è l' articolo del Newsweek Magazine del 28 aprile 1975 in cui dati alla mano si dimostrava come negli ultimi decenni le temperature medie erano cadute così in basso che c' eravamo giocati quasi la metà di quei famosi 9 gradi di differenza che ci differenziano dall' ultima grande era glaciale, quella finita 10mila anni fa. Anche per i sostenitori del global cooling la fine del mondo non era poi così lontana, solo che in questo caso più che accendere il riscaldamento non è che si potesse fare molto. Si parlava di futuro con raccolti dimezzati e, come per il global warming, uno dei Paesi che per primo ci sarebbe andato di mezzo sarebbe stato ancora il Bangladesh. D' altronde l' associazione di quel Paese con la catastrofe in quel periodo, tra inondazioni e carestie, era sempre banale. Si parlava di ghiacci che in 20/30 anni avrebbero ricoperto fiumi e laghi, come nella piccola era glaciale tra il 1600 e il 1900, quando si ebbero inverni tanto rigidi che «i londinesi attraversavano con buoi il Tamigi ghiacciato e le slitte a vela navigavano il fiume Hudson fino a quasi a New York». Per il geologo italoamericano Cesare Emiliani anche il raffreddamento globale sarebbe di origine antropica, cioè umana, mentre altri studiosi (George Kukla e Robert Matthews) sostenevano che il trend avrebbe potuto durare secoli, se non millenni, e chissà che ne sarebbe rimasto della nostra civiltà. Teorie alla lunga bollate come farneticanti dai sostenitori del riscaldamento, in quanto, dicono, basate su dati empirici limitati nel tempo, e formulate in anni in cui le conoscenze sul clima erano ancora approssimative. Che è un po' la stessa accusa che altri scienziati muovono attualmente contro i sostenitori del riscaldamento. Nel frattempo, in attesa che si mettano d' accordo, almeno due fini del mondo le abbiamo scampate. Sembrerebbe si siano neutralizzate a vicenda. di Carlo Nicolato

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