Coronavirus, svolta per la scienza: al via la sperimentazione con il "superplasma" degli infetti guariti
Usare il plasma - la parte più "liquida" del sangue - di chi è guarito per curare chi è ancora malato. Via libera al Policlinico di Pavia e all' ospedale "Carlo Poma" di Mantova alla sperimentazione della plasmaterapia, una cura destinata ai pazienti contagiati da coronavirus che versano in gravi condizioni, a base di "superplasma" dotato di anticorpi. Il protocollo predisposto dal servizio di immunoematologia e medicina trasfusionale del "San Matteo", diretto da Cesare Perotti, prevede che dalle persone guarite dal virus sia prelevato il plasma dal sangue. Una volta verificata, nel servizio di virologia e microbiologia, la capacità di questo "plasma iperimmune", attraverso i suoi anticorpi, di sconfiggere il Covid-19, viene effettuata l' infusione sui malati. Le prime procedure sono state realizzate nei giorni scorsi: cinque al "San Matteo" e quattro all' ospedale di Mantova, che ha condiviso il protocollo con il Policlinico di Pavia. Dai primi riscontri, sembra che il tentativo abbia dato risultati incoraggianti, anche se per il momento non sono stati forniti dati ufficiali. Prima di affermare la validità di questa terapia, del resto, servono numeri significativi.
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La delegazione di medici cinesi, provenienti da Wuhan, che due settimane fa ha visitato il "San Matteo", si è espressa favorevolmente sulla plasmaterapia. In Cina, infatti, è stata portata avanti su oltre mille pazienti, con risultati positivi. Così il Policlinico di Pavia ha lanciato un appello ai pazienti guariti dal coronavirus dopo essere stati ricoverati nel nosocomio - compresi quelli provenienti dalle province di Lofi e Cremona - perché potrebbero diventare tutti donatori di plasma. A sancire la guarigione, e di conseguenza la possibilità di donare, sono due tamponi negativi consecutivi effettuati nel giro di 24 ore. I primi due a donare sono stati altrettanti medici di Pieve Porto Morone (Pavia), marito e moglie, primi casi di contagio da Covid-19 in provincia di Pavia. Anche a Mantova la sperimentazione è iniziata su 20 pazienti. «Siamo partiti con sette, ma se il protocollo funzionerà vorremmo arrivare a proporla ad una platea ampia», ha osservato Massimo Franchini, ematologo e primario del centro trasfusioni dell' ospedale della città (l' Asst Poma). «I tempi sono stati velocissimi», ha ricostruito lo specialista, «abbiamo elaborato in una settimana un protocollo che avrebbe richiesto tre mesi». I precedenti fanno ben sperare: «Nelle altre due epidemie da coronavirus, ovvero la Sars del 2002 e la Mers del 2012, è stato adoperato con successo».