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Coronavirus, il contagio non passa solo da tosse e starnuti: basta parlare o respirare

Melania Rizzoli
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Finora sotto accusa erano stati solo i colpi di tosse e gli starnuti, mentre oggi si prende in considerazione l'ipotesi che il rischio di contagio da Coronavirus sia possibile anche solo parlando e, forse, persino respirando. Uno studio commissionato dalla Casa Bianca ad un gruppo prestigioso di esperti, capitanati da Harvey Fineberg, presidente della National Academy of Sciences ed ex preside della Harvard School of Public Health, ha confermato che il virus si diffonde normalmente da persona a persona quando le stesse si trovano a meno di due metri una dall'altra, ma ha dimostrato che la trasmissione aerea avviene non solo tossendo o starnutendo, ma anche parlando o semplicemente respirando, aggiungendo che il virus, una volta liberato, è in grado di viaggiare nell'aria per diversi metri, molto più lontano e molto più a lungo di quanto si è pensato finora.

 

 

 

Lo studio infatti, documenta una ricerca sviluppata all'Università di Wuhan, la quale evidenzia come il Corona, una volta espulso da un soggetto positivo non cade subito a terra ma resta sospeso in aria in una sorta di aerosol, e che la sua diffusione avviene anche quando il personale sanitario sano si spoglia dell'equipaggiamento protettivo contaminato che lo ricopre, dove l'agente virale si è depositato e attaccato, o quando i medici si spostano con i camici contagiati da un reparto infetto all'altro, e viene inoltre dimostrato come lo stesso accade durante la pulizia dei pavimenti, la cui manovra di rimozione della polvere lo raccoglie e ne favorisce la dispersione nell'area circostante con la conseguente elevazione e volteggio in quota. Fineberg, che è anche capo della Commissione permanente sulle malattie infettive, fa riferimento nel suo report ad una nuova ricerca dell'Università del Nebraska, condotta dal gruppo di Joshua Santarpia in 11 stanze di isolamento nelle quali erano ricoverati pazienti infetti, la quale mostra che il materiale genetico virale, ovvero campioni del suo Rna, sono stati trovati a diversi metri di distanza dai letti dei degenti, confermando l'ipotesi che le goccioline emesse durante il loro respiro affannoso e forzato possono restare sospese in aria, distanziarsi e allontanarsi, e potenzialmente contagiare chi arriva nei pressi di quella zona non correttamente protetto. Inoltre, essendo stata accertata la trasmissione oro-fecale del covid19, ritrovato attivo nelle feci dei pazienti infetti, la sua trasmissione può allo stesso modo avvenire durante l'emissione fisiologica o patologica dei gas intestinali, che lo disperderebbero nell'atmosfera al pari di un colpo di tosse. I dati dei numerosi contagi avvenuti negli ospedali tra gli operatori sanitari inoltre, insinuano l'ipotesi che il Corona potrebbe sopravvivere non solo nel respiro umano ma anche in quello prodotto dalle macchine, ad esempio dai respiratori automatici delle sale di rianimazione, che lo diffonderebbero durante il soffio ritmico della ventilazione artificiale, esponendo ulteriormente il personale ad un rischio costante nelle aree di terapia intensiva. Il dibattito su questo tema è molto acceso, e si è animato ulteriormente dopo la ricerca pubblicata a marzo sul New England Journal of Medicine, in cui si sostiene che il SarsCov2 può sopravvivere fino a tre ore nell'aria, custodito nelle goccioline di saliva, e rimanere infettivo. Questo nuovo studio ha riaperto la discussione tra i virologi americani, al punto che l'OMS si è detta pronta a rivedere le proprie linee guida, valutando le nuove prove per eventualmente modificare o rafforzare le misure per la popolazione sulla corretta prevenzione ed uso dei dispositivi di protezione.

Stanza chiusa - Su Libero, un mio articolo del mese scorso sul tema dei runner aveva già avanzato questa ipotesi, sostenendo come il Corona, una volta fuoriuscito dal corpo umano vivo o morto in qualunque modo, tendesse, pur di sopravvivere, ad elevarsi appigliandosi alle particelle atmosferiche per rimanere sospeso in balìa dei movimenti aerei provocati anche solo dal passaggio di una persona, in camminata o in corsa, in attesa di attaccare una nuova cellula umana vivente e di conseguenza infettarla replicando la sua azione virale. Cosa che è stata confermata da un efficace esperimento giapponese eseguito in laboratorio, incluso nello studio americano, che ha simulato il contagio in una stanza chiusa includente dieci persone sane miste ad un positivo al virus, dimostrando come, anche durante la normale convivenza, fatta di discorsi e risate, la maggior parte dei presenti fosse in grado di inalare il covid19 emesso con le goccioline di saliva durante la conversazione, e come lo stesso rimanga sospeso in aerosol sopra o all'altezza della testa dei partecipanti per molto più tempo di quello che si pensasse. In Italia, nei pazienti deceduti sono stati riscontrati test tampone positivi anche a distanza di due ore dalla loro morte, segno di quanto questo virus resti vitale ed attivo per un periodo superiore a quello fino ad oggi previsto, sebbene in carenza di ossigeno. Ancora non si conosce la quantità di virus necessaria per passare da uomo a uomo ed infettarlo, o la sua dose patologica di carica virale, ma è probabile che una moltitudine di contagi siano avvenuti così anche nel nostro Paese, poiché il rischio è risultato molto più elevato negli spazi delimitati in assenza di aerazione. Il laboratorio che ha pubblicato la simulazione nell'ambiente chiuso ha sottolineato e fatto vedere come un solo colpo di tosse sia in grado di emettere oltre 100mila particelle di saliva, e come, mentre quelle più grandi scendono lentamente depositandosi sulle superfici o sul terreno per inerzia, essendo più pesanti, quelle ultrafini e più microscopiche, essendo leggere restano in aria con il loro contenuto malefico per almeno 20/30 minuti, pronto ad essere inspirato, a meno che qualcuno non apra la finestra per farle volare via, poiché basterebbe arieggiare gli ambienti ogni ora per abbassare di molto il rischio di contagio. Lo studio americano è stato realizzato dai massimi esperti specializzati nei modelli di previsione di questi fenomeni, i quali sostengono che tale modalità di diffusione del covid19 potrebbe arrivare a provocare oltre due milioni di vittime negli Usa. L'allarme di tale ricerca, che ha fatto vacillare le certezze scientifiche finora ritenute consolidate, ha avuto un forte impatto internazionale, in seguito al quale il Governo americano ha iniziato a bloccare il Paese «per evitare di finire come l'Italia», considerata prima un cattivo esempio da non seguire, ed oggi l'apripista la cui traccia viene seguita ed esaminata attentamente, visto che quanto accaduto nella nostra penisola ha fatto da canarino nella miniera, per cui, se fino a qualche giorno fa gli statunitensi guardavano in tv i servizi drammatici della Lombardia con paura e compassione, oggi, per tentare di abbassare la curva del contagio, la cui emergenza potrebbe durare fino ad agosto, si ritrovano a vedere nella tragedia italiana non una minaccia ma un possibile cammino di speranza.

Campioni d'aria -  Nel nostro bel Paese la situazione sanitaria non è ancora sotto controllo, mentre da due mesi va avanti il dibattito tra i nostri ricercatori su cosa sia utile o inutile, mettendo spesso in discussione quanto affermato il giorno prima, ma le ultime evidenze scientifiche arrivate da oltreoceano descrivono uno scenario allarmante e non previsto, con campioni d'aria positivi al virus raccolti a metri di distanza dal paziente infetto in preda alla tosse, fino ad 6/8 metri, ed anche se ci vorranno settimane per confermare tale teoria su larga scala, mai come in questo momento l'uso delle mascherine di protezione, consigliato fino a ieri da numerosi virologi nostrani solo ai malati positivi e a chi si prende cura di loro, diventa essenziale e indispensabile per ognuno di noi nella lotta alla diffusione del contagio, per ridurre la trasmissione virale da persone asintomatiche e inconsapevoli di essere portatrici. Misure che naturalmente restano efficaci solo se combinate con le altre note disposizioni costrittive e restrittive imposte dai governatori delle Regioni e dai componenti del nostro governo.

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