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L'asino che crede di essere un cane, la straziante storia di Galielo: ecco cosa sarà costretto a fare

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 L'asinello Galileo

Simona Bertuzzi
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Galileo si sveglia ogni mattina con una sola certezza nella mente: quella di essere un cane. E come tale si comporta. Corre dietro ai trovatelli che gli solleticano la coda. Mordicchia i giochi sparpagliati nell'aia. Si lascia portare a spasso da un lungo guinzaglio rosso. Riempie i padroni di affettuosità e si accoccola tra le loro braccia quando è stanco o l'ha fatta grossa. Dici Galileo! e lui si volta allegramente. E non avrebbe problemi di sorta nel proseguire la sua vita ridente e avventurosa a Huelva (Spagna) se qualcuno in un giorno d'estate, in preda a fregole di sincerità, non gli avesse fatto notare che non è un cane bensì un asino.

 

 

Proprio così, un asino. Con le orecchie lunghe, gli occhi languidi, il pelo ruvido e ispido, persino il ragliare del mattino tanto tipico della sua specie. Ma come?, deve aver pensato Galileo, se qui sono tutti cani!. Si racconta che il povero ciuchino non abbia creduto per un bel po' a quella bizzarra rivelazione. E abbia prima cercato uno specchio in cui mettere la faccia e scovare la sua antica natura di cane. Poi sia andato in pellegrinaggio, una mattina all'alba, fino alla grande pozza d'acqua creata da un temporale andalusino per vedere se davvero il suo aspetto fosse quello di asino. Ma sono io quello lì? Lo so, non ci credete. Pensate che sia una favola presa in prestito dalle pagine di Sepúlveda. Invece è una storia vera, anzi verissima. E ve la raccontiamo meglio.

 

 

L'asinello in questione si chiama davvero Galileo come il grande fisico e astronomo (perché si sa che gli asini sono dotati di grande intelligenza). Un anno fa era stato trovato a Huelva, un grosso comune spagnolo di 140 mila anime, situato nella comunità autonoma dell'Andalusia. I proprietari l'avevano abbandonato e lasciato solo come un cane (non è un caso). Ma qualcuno si è accorto di quello strano asinello che girovagava senza una meta. E dunque l'ha portato nel "Centro Municipal de Acogida de Animales" dove i proprietari l'hanno accolto a braccia aperte. In questo centro, Galileo ha trascorso nove lunghi mesi durante i quali è stato accudito dallo staff della struttura con tutto l'amore e le attenzioni del caso.

 

 

«Lo abbiamo curato e riabilitato facendogli anche i vaccini e mettendogli un microchip» hanno detto gli operatori. In questo luogo periodo però l'asino ha vissuto insieme ad altri cani e si è convinto di essere un cane anche lui. Giurano esperti ed animalisti che hanno commentato la storia nei salotti tv che una cosa del genere non fosse mai capitata. Ma tutti sono concordi su un fatto: gli asini tendono a imitare il comportamento degli altri animali perché sono molto empatici e se si immedesimano con chi gli sta attorno possono credere di essere anche ciò che non sono. Ora, il nostro bell'asinello dovrà fare davvero come la gabbianella Fortunata di Sepúlveda (che crebbe col gatto Zorba pensando di essere un micio finché Zorba non le disse il vero e le insegnò a volare). E imparare che i cani l'hanno accolto e amato, ma lui è altro. E può andare via lontano, orgoglioso e felice di essere un asino.

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