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Omicron, la variante e il legame con l'Hiv. Sconcertante scoperta: "L'Africa sarà la fabbrica di mutazioni"

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La variante Omicron potrebbe essere nata nel corpo di una persona con un sistema immunitario colpito dall'Hiv. Secondo il virologo sudafricano che ha individuato la mutazione, Tulio De Oliveira, l'insorgenza di Omicron in un paziente immunodepresso è "l'ipotesi più plausibile" e ci sono buone ragioni per crederlo. Riporta Dagospia che cita il Los Angeles times che ricercatori negli Stati Uniti e in Europa hanno visto insorgere il coronavirus con mutazioni spaventose in pazienti Covid le cui difese naturali sono state soppresse da farmaci per combattere il cancro, gestire malattie autoimmuni come l'artrite reumatoide o impedire il rigetto degli organi trapiantati.

 

 

De Oliveira da tempo avverte che le persone con maggiori probabilità di generare tali mutazioni nell'Africa sub-sahariana sono gli 8 milioni di persone affette da Hiv non riconosciuto o mal trattato. In gran parte si tratta di giovani, non vaccinati e con un sistema immunitario debilitato. Questi, sostiene De Oliveira, potrebbero "diventare una fabbrica di varianti per il mondo intero". A giugno, lo scienziato e il suo team hanno rilevato ben 30 cambiamenti genetici in campioni di Covid prelevati da una singola donna sudafricana con Hiv avanzato non controllato. Le mutazioni che hanno visto, comprese quelle che potrebbero bucare il vaccino e aumentare la trasmissione della malattia, sono apparse in un periodo di sei mesi.

 

 

Ora De Oliveira teme che uno scenario simile possa aver dato vita a Omicron. La scorsa settimana, aveva avvisato l'Organizzazione mondiale della sanità che il suo team aveva rilevato una variante con dozzine di nuove mutazioni che circolava nel Gauteng, la provincia più densamente popolata del Sudafrica, e nel vicino Botswana. I campioni studiati dagli scienziati sono stati raccolti tra il 12 e il 20 novembre. Più di 30 delle mutazioni che hanno visto erano nella proteina spike del virus, la chiave che apre il lucchetto alle cellule umane e avvia l'infezione. E molti dei cambiamenti erano familiari a De Oliveira dal suo studio sui pazienti con HIV con infezioni da coronavirus prolungate.

 

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