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Cellulare? Occhio a come ti spiano: l'errore da evitare assolutamente

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"Spegni il microfono - accendi la privacy" è il titolo di un vecchio videoclip del Garante della Privacy che metteva in guardia dai rischi che possono arrivare dagli assistenti vocali. A distanza di qualche anno l' Autorità Garante per la Privacy solleva nuovamente il dubbio con l'ultima relazione annuale presentata lo scorso 7 luglio. Alexa di Amazon, Siri di Apple e l'Assistente Google mentre ci aiutano raccolgono e trasmettano informazioni relative alle abitudini dei consumatori, fornendo una gigantesca base dati per azioni mirate di marketing. Tale azione, in ambito aziendale, potrebbe riguardare non solo e non tanto le informazioni in merito alle abitudini di consumo dei dipendenti e collaboratori, ma potenzialmente anche un uso improprio di dati aziendali, relativi a brevetti, risultati di ricerche, piano di marketing, informazioni su strategie commerciali, ecc. Alcune di queste informazioni potrebbero portare, se usate in modo improprio, a speculazioni sui titoli, configurando anche, potenzialmente, il reato di aggiotaggio.

 

 

Del resto l'assistente vocale è un oggetto “intelligente”, abilitato da un software che tramite meccanismi di machine learning / deep learning riconosce il linguaggio naturale e sfrutta meccanismi di auto-apprendimento per migliorarsi e diventare sempre più preciso in fase di ascolto, comprensione e conseguentemente di risposta: risposta che può significare fornire un’informazione, regolare la temperatura di casa, fare un acquisto online e molto altro. "Queste tecnologie", spiega Guido Scorza, avvocato e membro del Garante, al Messaggero "per funzionare raccolgono una grande quantità di dati personali. Ciò inesorabilmente espone milioni di utenti a importanti rischi di violazione della privacy", rischi determinati dal fatto che spesso non ci rendiamo conto di quanti e quali dati vengono raccolti, per quali finalità e da chi. I colossi della Silicon Valley hanno sempre negato con forza lo spauracchio di una sorveglianza continua, ma leggendo le condizioni d'uso si scopre di avere a che fare con sistemi tutt'altro che discreti. Tutti gli assistenti vocali conservano infatti il nome, la posizione del dispositivo, il numero di telefono e l'indirizzo IP".

 

 

Alexa può accedere alle immagini e ai video archiviati nell'account. Idem per la cronologia di navigazione, registrata anche da Siri e Cortana. Ma c'è chi curiosa più di altri, come l'Assistente Google, che raccoglie tutte le informazioni sui nostri contatti, inclusi gli indirizzi fisici, le email e il tipo di relazione che abbiamo con quella persona. Su tutto ciò aleggia costantemente lo spettro di un terzo orecchio incomodo. "Tecnicamente c'è la possibilità che gli assistenti vocali siano sempre in ascolto", spiega al Messaggero l'esperto di cybersecurity e digital forensics Riccardo Meggiato, "e che trasmettano i nostri messaggi a dei server dedicati, dove possono essere analizzati". L'obiettivo - dato che quello delle tecnologie vocali è uno dei trend più importanti degli ultimi anni, e si prevede che il loro numero raggiungerà gli 8,4 miliardi di unità entro il 2024 - è "una maggiore trasparenza da parte dei produttori e la possibilità per gli utenti di decidere chi può fare cosa con i nostri dati personali", puntualizza Scorza.

 

 

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