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I pericoli dell'obesità e la sindrome ipocinetica

di Paola Natalimercoledì 26 novembre 2025
I pericoli dell'obesità e la  sindrome ipocinetica

5' di lettura

Quasi sei milioni di italiani convivono con l’obesità, secondo gli ultimi dati Istat e la situazione sembra accelerare.  Ma cosa sta succedendo nel nostro Paese? Secondo il Barometer Obesity report 2024 oltre un miliardo di persone nel mondo è obeso. In Italia 25 milioni convivono con l’eccesso di peso e il 26 % di questi sono adolescenti e bambini per cui l’Italia ha il triste primato dell’obesità infantile più alta d’Europa. Questo significa che una persona su 3 è in sovrappeso e 1 su 10 è obesa. Le stime tuttavia nonostante gli sforzi sono in peggioramento, con un aumento dello 0,5% annuo sino al 2035. L'impatto sulla spesa sanitaria  si aggira intorno ai 3 miliardi.. L’obesità rappresenta oggi una delle principali emergenze sanitarie in Italia. Pur essendo spesso percepita come una condizione legata allo stile di vita individuale, in realtà è una patologia complessa, influenzata da fattori biologici, ambientali, culturali ed economici. Il suo aumento negli ultimi decenni ha acceso l’attenzione delle istituzioni sanitarie, che la considerano una vera minaccia per la salute pubblica e per la sostenibilità del sistema sanitario nazionale. 

In Italia è stata emanata una legge che definisce l’obesità una patologia, programmando una serie di interventi al riguardo.  Il Dott Davide Moioli esperto in  Chirurgia Bariatrica ci spiega che “il vero problema del nostro Paese è che abbiamo uno stile di vita sempre più sedentario, a fronte di un arte culinaria fantastica e, soprattutto in alcune aree del nostro paese, di un’educazione alimentare pessima. Stiamo parlando di una condizione assolutamente prevenibile con uno stile di vita adeguato. Secondo l’OMS per obesità si intende “ Un accumulo anomalo o eccessivo di grasso corporeo che può compromettere la salute.”. Parlare di obesità significa gettare un fascio di luce su una condizione che per troppo tempo è stata sottovalutata e che costituisce uno dei fattori di rischio principali per molteplici patologie gravi. Dal punto di vista della diagnosi per categorizzare la popolazione si utilizza l’indice di massa corporea. Un indice di massa corporea maggiore di 30 definisce l’obesità, che viene stratificata in primo secondo e terzo grado. Il normopeso viene definito con un BMI compreso tra 20 e 24,9 mentre il sovrappeso è compreso 30 25 e 29,9.  Le differenze sostanziali con il sovrappeso sono legate al grado di eccesso di peso corporeo, inoltre mentre il sovrappeso è comunque predisponente a patologie croniche e gravi anche se con un effetto minore, il suo trattamento non è chirurgico ma legato a cambiamenti nella dieta e nello stile di vita.

 Parlando di obesità non possiamo collegarla solo a un problema di kg in eccesso ma alla correlazione con le malattie croniche. Il chirurgo ci spiega che “ sono numerosissime le patologie croniche come ipertensione, il diabete, la dislipidemia, sindrome delle apnee notturne, tutte condizioni predisponenti a patologie cardiovascolari potenzialmente letali. È un fattore predisponente a tumori come tumore al seno,polmone, stomaco, colon, utero. E’ irettamente associata a patologie osteomuscolari, disturbi ormonali, infertilità. 

La persona obesa ha solo un problema nel gestire il rapporto con il cibo quindi basta una dieta creata da uno specialista ?  Il dottore ci spiega che “ parlare di obesità  è un concetto che comprende aspetti psicologici, culturali e sociali. Psicologici perché spesso c’è un substrato sottostante di natura psichica che porta il paziente a sfogare i problemi trovando rifugio nel cibo, questo causa poi, soprattutto in età adolescenziale problematiche sociali e relazionali che creano un circolo vizioso molto difficile da rompere. Culturali perché in Italia l’educazione alimentare è pessima e purtroppo non abbiamo la cultura dello sport e dell’attività fisica con accesso anche complesso a strutture sportive adeguate. Pertanto il paziente obeso è un paziente che richiede assolutamente un approccio multidisciplinare per la sua presa in carico, coinvolgendo medici, psicologi e professionisti della nutrizione.

Si parla spesso di interventi per perdere peso . Le procedure più comuni includono la sleeve gastrectomy (gastrectomia a manica), il bypass gastrico e il bendaggio gastrico regolabile ma quando è necessario sottoporsi alla chirurgia bariatrica ? Moilo ci spiega che “La chirurgia bariatrica è considerata a livello scientifico attualmente la soluzione con il maggior tasso di successo. Esistono varie tipologie di interventi che sfruttano meccanismi funzionali diversi. La sleeve e il bypass sono i più comuni, il bendaggio per tutte le problematiche ad esso legate è da considerare obsoleto.  Le indicazioni all’accesso all’ intervento sono molto chiare e definite dalla SICOB e dall’IFSO, ovvero si accede all’ intervento chirugico con obesità di terzo grado (BMI> 40) o di secondo grado ( BMI > 35 con almeno 1 comorbidità tra quelle prima elencate. Inoltre per poter essere sottoposti ad un intervento bariatrico il paziente deve avere l’ idoneità da parte di psicologo e dietista oltre che del chirurgo. Se le tre figure non concordano l’intervento non può essere programmato.

 La crescente diffusione dell’obesità giovanile è legata non solo alle abitudini alimentari scorrette, ma anche allo stile di vita dei ragazzi, sempre più sedentario. Il tempo trascorso davanti a smartphone, videogiochi e computer ha sostituito gran parte dell’attività fisica quotidiana. Nonostante il Paese possa contare su una delle tradizioni alimentari più salutari al mondo — la dieta mediterranea — i dati mostrano un aumento costante di sovrappeso e obesità nelle fasce più giovani della popolazione. Si tratta di una tendenza che preoccupa pediatri, nutrizionisti e istituzioni sanitarie, perché ciò che accade in età giovanile influenza profondamente la salute dell’adulto di domani. Il Dott Moioli ci spiega che “ Si sta facendo sempre più spazio nella popolazione giovanile  il concetto di “sindrome ipocinetica”  o “ malattia da divano”. Non abbiamo un sistema che favorisce il benessere psicofisico, che fornisce supporto psicologico di cui i giovani, soprattutto dopo la pandemia, avrebbero assolutamente bisogno, oltre che un sistema che favorisca la consapevolezza di quanto l’attività fisica debba essere cardine di una vita sana. In questo c’è molto da lavorare per garantire accesso e strutture adeguare. Lo sport non è vissuto come una priorità come in altri paesi mentre dovrebbe essere uno dei punti cardine del nostro wellfare. Si auspica che con la legge promulgata bipartisan che definisce l’obesità una patologia e mette in campo tutta una serie di risorse per la sensibilizzazione, si agisca in maniera concreta.

L’obesità in Italia rappresenta oggi una vera emergenza sanitaria e sociale. Affrontare questo fenomeno richiede un approccio integrato, che unisca prevenzione, educazione alimentare, promozione dell’attività fisica e interventi mirati nelle comunità più colpite. Solo con strategie coordinate e consapevolezza collettiva sarà possibile invertire questa tendenza e proteggere la salute delle future generazioni.