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Covid, l'errore da non commettere per sanificare l'aria: se spalanchi le finestre...

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Giuseppe Valditara
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Nell'agosto 2020 Lettera 150 lanciò l'allarme sulla sanificazione dell'aria nei luoghi pubblici e in particolare sui mezzi di trasporto urbano e nelle scuole. Pubblicammo sul sito della associazione, che raccoglie circa 300 professori universitari, alcuni studi sulla importanza di investimenti che favorissero una maggiore protezione puntando proprio sulle tecniche di purificazione dell'aria negli ambienti chiusi, cosa diversa dalla semplice disinfezione delle superfici. Ulteriori studi sono stati pubblicati su altre riviste da esperti di termodinamica, tutti a sottolineare la centralità nella lotta al Covid di interventi sulla sanità dell'aria che si respira nei luoghi chiusi.

 

 

Il ragionamento è semplice: i vaccini contengono la circolazione del virus, ma non la eliminano, e i vaccinati positivi sono diffusori al pari dei non vaccinati. Il virus si diffonde nell'aria, non si diffonde tuttavia all'aperto perché l'aria circola. I droplets sono fermati dalle mascherine, ma l'aria viene comunque respirata perché altrimenti chi porta la mascherina morirebbe soffocato. Dopo un certo periodo di tempo, se in quell'ambiente ci sono infetti, l'ambiente si satura di aria malsana che rischia di contagiare chi la respira. Occorrono dunque misure ingegneristiche che favoriscano il ricambio dell'aria negli ambienti chiusi e la sua sanificazione. A distanza di un anno e mezzo, e nonostante i benemeriti investimenti sulla sicurezza nell'ambito della edilizia scolastica, nulla si è ancora fatto.

 

 

Il Ministro dell'Istruzione, in particolare, si è limitato a fare una serie di bandi per garantire che quanto meno non crollassero i soffitti, ma si è dimenticato di comprare purificatori dell'aria. Si è scelta piuttosto la strada arcaica, come si faceva già 500 anni fa, di raccomandare l'aerazione meccanica dei locali scolastici con la conseguenza che si fa lezione con le finestre aperte nonostante le temperature rigide esterne: un buon contributo all'abbassamento delle difese immunitarie. Paradossalmente dunque un aiuto indiretto al virus. Viene da rimpiangere i governi della prima repubblica che proprio negli anni '70 diedero stringenti disposizioni, ormai non più rispettate, sul grado di umidità dell'aria consentito nelle classi. Il paradosso è che si viene poi a proporre la vaccinazione obbligatoria per entrare a scuola, laddove le istituzioni sono ampiamente inadempienti per evitare che proprio le aule scolastiche diventino luoghi di contagio a causa dell'aria inquinata dalla potenziale circolazione del virus. A poche ore dalla approvazione della manovra, una resipiscenza del governo sarebbe salutare. 

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