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Massimo Boldi: "Striscia la Notizia? Un'idea mia"

Andrea Tempestini
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L'ultima lite: quella sulla "paternità" di Striscia la Notizia. Il tg satirico farina del sacco di Antonio Ricci? Così è per tutti, o quasi. Infatti Massimo Boldi, intervenuto all'Alfonso Signornini Show su Radio Monte Carlo, ha rivendicato l'idea primigenia di Striscia. "Io ho fatto talmente tante di quelle cose...", esordisce per poi andare subito al cuore del suo intervento. "Io sono quello che ha inventato Striscia la Notizia. Io sono diventato popolare e l'ho depositata nel 1977, quando non era Striscia la Notizia, era un'altra cosa. Io con Cipollino ho fatto il telegiornale delle televisioni private. Gli altri - spiega - hanno preso il format, se lo sono fatto e sono 30 anni che vanno avanti così". Insomma, l'accusa neppur troppo velata rivolta al padre "ufficiale" di Striscia, Ricci, è quella di plagio. La replica - L'ufficio stampa di Striscia la Notizia, da par suo, in une nota ricorda che "fin dalle origini della televisione, nella parodia del telegiornale si sono esercitati molti comici: da Walter Chiari a Gino Bramieri, da Alighiero Noschese a Raimondo Vianello, ad Antonio Amurri e Dino Verde. L'originalità del format di Striscia la notizia, come tutti sanno, è nel realizzare autentici servizi giornalistici, anticipando spesso i telegiornali ufficiali" L'accusa - Nel suo intervento radiofonico, Boldi ha poi ricordato anche Giorgio Faletti: "L'ho conosciuto quando io facevo ancora il batterista al Debry, dopodiché con un gruppo di grandissimi artisti come Abatantuono, Giorgio Porcaro, Mauro Di Francesco, grazie a Enzo Jannacci, abbiamo cominciato a collaborare. Jannacci scrisse per noi una cinecommedia, La tappezzeria, e da lì partì una comicità tutta nuova che poi ha fatto strada in tutti gli anni successivi. E' difficile - ha aggiunto Boldi - parlare accademicamente di un personaggio come Giorgio. Era la vera commedia dell'arte". Dunque "Cipollino" aggiunge che "noi facevamo questa professione per passione. Al giorno d'oggi, andando avanti con l'evoluzione delle tv private e non, è diventato difficile capire chi ha talento e chi no. Il mondo dello spettacolo e la televisione sono in mano ad agenti che dettano le loro leggi. Questa è una vergogna - conclude -, rovinano il modo e la qualità di fare televisione".

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