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Selvaggia Lucarelli: la ricetta per salvare i talk show politici? Chiamate Matteo Salvini...

Andrea Tempestini
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Mi sono presa la briga di fare un censimento di talk show e programmi di politica presenti attualmente nei vari palinsesti per capire se l'eccesso di offerta è una sensazione o ci sono più programmi sulla politica che felpe truzze nell'armadio di Salvini e sono arrivata a una cifra precisa: diciannove. Sì, avete capito bene. Esistono DICIANNOVE programmi in cui tutti i santi giorni si discute di patto del Nazareno, legge elettorale, possibili dimissioni di Napolitano e possibili dimissioni di Massimo Giannini perché se va avanti così, tra un po' Ballarò verrà superato dalla replica de Il boss delle torte su Real time. Eccoli: DiMartedì, Ballarò, Agorà, L'aria che tira, In mezz'ora, Omnibus, Coffee Break, Sky tg pomeriggio, Virus, Matrix, Porta a porta, Quinta colonna, Piazza pulita, Announo, La Gabbia, L'intervista di Maria Latella, Ottoemezzo, Bersaglio mobile, Lineanotte. Immaginate che razza di inferno deve essere la vita di politici e opinionisti tv: svegliarsi tutti i giorni con diciotto redazioni che chiamano per averti nello speciale alluvioni con quelli di Virus che ti dicono «abbiamo il sindaco di Genova», la Saluzzi che rilancia: «Noi abbiamo il presidente della Liguria», Vespa che tira fuori l'asso: «Noi abbiamo 340 angeli del fango» e Del Debbio che si gioca il jolly: «Noi abbiamo solo le pale degli angeli del fango con cui potete liberamente prendervi a mazzate». Pare che per avere Renzi ospite in trasmissione, il premier indica settimanalmente una gara di selfie. Tutti i conduttori di talk sono invitati a inviargliene uno via whatsapp. Quello che riesce nella rara impresa viene peggio di lui in foto e a rinvigorire così la sua autostima vince. Ma passiamo al momento Ghisleri e vediamo i numeri. Nell'ultima settimana Ballarò ha realizzato il 5,8 di share, esattamente quanto Quinta colonna di Del Debbio. DiMartedì ha realizzato il 5,5. Virus di Nicola Porro il 5,2. Announo il 4,5, Piazza Pulita il 4 e La Gabbia il 3,5. Come fa giustamente notare @nonleggerlo su twitter, tre anni fa Servizio pubblico arrivava al 32 per cento di share, che è più o meno il totale dello share dei talk elencati. Poi c'è Matrix, che è un caso a parte: fa il 13 % ma nessuno, neanche quelli che analizzano le curve dei talk politici, si ricordano mai che è regolarmente in palinsesto. Telese c'è ma nessuno se ne accorge, tipo il cecchino sul tetto mentre parla Obama. In compenso Del Debbio c'è e si vede. Per sostituire Floris a Ballarò hanno fatto licenziare il povero Giannini da Repubblica offrendogli un contratto biennale e sborsando un milione di euro, poi arriva Del Debbio coi suoi quattro ospiti scalcagnati, un paio di risse da bar, collegamenti con le bocciofile e nemici dei partigiani, il tutto condito da bombe carta e cazziatoni assortiti del conduttore contro chiunque abbia un'idea di destra poco più a sinistra del Mein Kampf, e ottiene gli stessi ascolti di Giannini. Che diciamolo, davanti alla telecamera è disinvolto quanto un adolescente di fronte a Sasha Grey in slip. E che nonostante sia belloccio, telefoni a Brunetta piagnucolando o riesca a strappare Saviano alla concorrenza convinto che il giornalista si trascini dietro gli ascolti di Italia-Croazia, continua inesorabilmente a calare. Poi ci sono gli ospiti. A destra, tramontata la favolosa epoca delle amazzoni (Biancofiore, Carfagna, Brambilla...) che tante soddisfazioni ci hanno regalato, sono arrivate le Lara Comi. E Lara Comi riuscirebbe a ammorbare il pubblico da casa pure se le calasse il vestito come alla Maya. La Santanchè è talmente disinnescata che ha smesso perfino di cotonarsi la cofana. A sinistra danno tutti ragione a Renzi tranne Civati che purtroppo per i Floris & co riesce a mantenere un equilibrio pure se gli mettono contro tutta la Leopolda armata di rastrello. Gli unici ospiti che sono una garanzia in termini di rissa verbale sono Andrea Scanzi, particolarmente efficace contro le piddine tipo Picierno e Moretti ma anche contro Matteo Salvini che se potesse lo caricherebbe con i somali irregolari sul primo cargo diretto a Barawe. Oscar Farinetti, il quale non sopporta il km zero ma neanche i giornalisti a meno di 250 metri di distanza, visto che sorride a tutti -ospiti, conduttore, cameraman- ma appena qualcuno osa fargli una domanda su contratti di lavoro o simili, diventa l'Anticristo. Poi c'è la garanzia Brunetta, un uomo che non si è mai alzato da un talk senza aver sfanculato qualcuno e sempre con approfonditi dossier su stipendi dei conduttori (Fazio), curriculum giovanili (Floris) ma anche dicendo cose a casaccio a precari, giovani, pensionati, Fedez, Peppa Pig e la famiglia Griffin. E infine la star di ogni talk. L'erede del celodurismo, oggi divenuto viagra dello share. L'uomo ubiquo: Matteo Salvini. Colui che riuscirebbe a mettere sotto col suv un inviato della Gazzetta di Parma mentre è ospite di Porta a Porta, chatta con Tosi, disegna il nuovo logo della Lega, insulta tre parenti stretti della Boldrini e versa acciaio fuso per coniare la nuova moneta post-euro. Ecco, l'unico modo per salvare i talk politici dal calo di share non è invitare Salvini, ma farglieli condurre tutti e diciotto contemporaneamente. Matteo può. di Selvaggia Lucarelli

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