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Sergio Marchionne, dopo la sua morte il terrore degli operai: cosa rischiano secondo L'Espresso

Davide Locano
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Sergio Marchionne se ne è andato ormai lo scorso 25 aprile. Ed Fca, come è ovvio, si è ritrovata spiazzata, orfana del manager che la ha rilanciata e la ha resa grande. Quel Marchionne fieramente osteggiato da ampi settori della sinistra, sia per i metodi bruschi sia per aver portato il gruppo, in parte, fuori dall'Italia, lontano dalla burocrazia e dalle tasse del Belpaese. Ma ora, per lui, una piccola soddisfazione postuma. Anche L'Espresso, infatti, ne riconosce il valore, in un articolo dal titolo: "Fca, perché dopo la morte di Marchionne gli operai italiani temono per il loro futuro". Insomma, anche per gli operai l'"odiatissimo" Marchionne era una garanzia, un elemento decisivo. E lo spiega anche il "rossissimo" Espresso, pur premettendo che "i sindacati sono preoccupati perché gli stabilimenti del nostro Paese perdono 600 milioni l'anno. E l'imposizione di nuovi dazi negli States porterebbe il gruppo a delocalizzare alcune linee". Leggi anche: Marchionne, John Elkann choc: cancella il tributo all'ex ad di Fca Nell'articolo si spiega come alcun esperti sottolineano come "i rischi per il Paese non derivano tanto dalla nazionalità del nuovo manager, quanto dal nuovo nazionalismo che sta prendendo piede nel mondo, in particolare dai dazi paventati da Donald Trump sulle importazioni di auto europee". E in un contesto nebuloso e confuso, insomma, Marchionne manca a tutti. A Fca, all'Italia e anche agli operai.

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