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Chiara Danese confessa: "Dopo le cene di Arcore ho pensato al suicidio. Non ce l'ho con Berlusconi"

Davide Locano
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A poche ore dalla rivelazione sospetta dell'ex avvocato di Ruby Rubacuori su 5 milioni di euro che Silvio Berlusconi le avrebbe "destinato" all'epoca dell'inchiesta sul cosiddetto Bunga Bunga, parla anche Chiara Danese, una delle ragazze che si era costituita parte civile nel processo contro il Cav per le cene ad Arcore. Si confida al settimanale Oggi, a cui racconta: "Dopo Arcore, sono stata vittima di cyberbullismo: ho sofferto di solitudine, mi sono sentita abbandonata. Voglio far capire che certi attacchi, certe parole, possono anche uccidere, far pensare al suicidio. Io ci ho pensato. Non vedi più il futuro, hai paura degli altri, che ti giudichino, ti deridano. Ancora adesso ne ho, perché le ferite rimangono. Allora avevo 18 anni, ora sono più forte… Ne sono uscita convincendomi che quell'incubo dovesse avere un senso. E questo libro (ha pubblicato un libro sulla vicenda, ndr) e il mio impegno per me sono una conferma, così come l'aiuto che cerco di dare a chi mi scrive perché sta vivendo le stesse cose". Leggi anche: Asia Argento intervista la Danese? E sul Cav... E ancora, continua la Danese: "Ho provato a cercare un lavoro, ma appena capivano chi fossi, le offerte sparivano. Nel mio paesino mi sono rimboccata le maniche, ho iniziato a servire in un bar, la gente mi insultava e mi dava della escort". E aggiunge: "Dopo quella vicenda, per gli uomini ero quella di Arcore e pensavano fossi una facile o che potessi fargli conoscere Berlusconi… Non ce l'ho mai avuta con Berlusconi, neanche allora: lui fa caciara, ma è un uomo solo, fa tenerezza. Ce l'ho con quelli che aveva intorno, che hanno giocato con le mie fragilità. Ce l'ho con Daniele Salemi, che per conto di Lele Mora mi portò lì...", conclude.

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