La grande distribuzione è attenta ai valori di Csr ma comunica poco

venerdì 30 novembre 2012
La grande distribuzione è attenta ai valori di Csr ma comunica poco
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Roma, 27 nov. - (Adnkronos) - La grande distribuzione è molto attenta ai temi della sostenibilità: dall'ambiente ai clienti, dal personale alla comunità e al territorio. Ma hanno finora raccontato poco il loro impegno socio ambientale. E' quanto emerge dal primo bilancio di sostenibilità di Federdistribuzione, associazione della Distribuzione moderna organizzata (Dmo) in Italia, realizzato in collaborazione di Altis, scuola impresa e società dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e presentato oggi a Roma. (VIDEO) Per Federdistribuzione e per le sue imprese associate, che rappresentano il 66% della Dmo, il tema della sostenibilità e della responsabilità sociale d'impresa (Rsi) è centrale per lo sviluppo della società. Tanto che in media l'89% delle aziende associate ha attivato pratiche volontarie a favore dell'ambiente, l'85% a favore dei clienti, l'82% per la comunità (come donazioni a enti, programmi di ridistribuzione delle eccedenze alimentari a strutture caritative), il 75% a favore dei collaboratori (come la possibilità di usufruire del part time, corsi di formazione comunicazione e informazione con i collaboratori, incentivi o agevolazioni aziendali), il 65% per i fornitori (come il mantenimento dei rapporti di fornitura e la selezione sulla base del codice etico). Ma in media solo il 50% ha attivato una comunicazione istituzionale come campagne dedicate alla Rsi, pubblicazioni o sezioni internet dedicate al divulgare i valori della sostenibilità e il relativo bilancio. Restano al palo anche le certificazioni: solo l'11% delle aziende associate a Federdistribuzione hanno attivato pratiche volontarie relative alle certificazioni su qualità (Iso9001), ambiente (Iso14001), sicurezza e salute dei lavoratori (Ohsas 18001) e etica (Sa8000). Sostenibilità per la grande distribuzione, spiega all'Adnkronos, Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, "vuol dire cercare di portare avanti i propri affari nel rispetto dei fattori ambientali, delle istituzioni, dei consumatori, e anche delle leggi. Ossia la maniera di crescere portando avanti quelli che sono gli obiettivi del settore nel rispetto delle regole. Un criterio che credo sia molto importante in Italia. La grande distribuzione organizzata "è un complesso di attività che offrono convenienza, intesa come prezzo più basso ma anche come buona qualità. Questa è una prerogativa ma la Dmo opera in un regime di fortissima concorrenza che va tutto a vantaggio dei consumatori che girando nei nostri negozi possono trovare l'offerta più conveniente non solo nel settore alimentare". Ma la crisi economica incombe anche sui beni di prima necessità, come gli alimentari, calati in termini quantitativi del 12% dal 2007 ad oggi. Viste le difficoltà, sottolinea Cobolli Gigli, "occorre dare maggiore libertà d'impresa e proseguire la stagione di liberalizzazioni già avviata; paghiamo l'energia il 30 o 40% in più rispetto agli altri Paesi; la Pubblica Amministrazione è una macchina burocratica pesantissima che deve essere snellita attraverso una serie di semplificazioni procedurali; il mercato del lavoro è ancora rigido e la scarsa flessibilità in entrata che ancora lo caratterizza non riesce a essere di stimolo per la creazione di nuova occupazione in un periodo di crisi". E non solo: "il cuneo fiscale è troppo elevato; la giustizia è lenta e crea un quadro di incertezza nel quale le aziende non riescono a prendere decisioni; il rapporto tra Stato e Regioni dal punto di vista della potestà legislativa è da riconsiderare, perché ha prodotto una situazione di grande complessità gestionale per le imprese a carattere nazionale: 21 Italie, ciascuna diversa dall'altra e ciascuna che necessita di un costoso processo di adattamento dell'attività operativa d'impresa; deve essere meglio sviluppato il turismo, un settore vitale per il nostro Paese, declinando l'equazione turismo-commercio. Occorre rendere la nostra agricoltura più efficiente e competitiva, aiutarla a superare i suoi gap strutturali di eccessiva frammentazione. Il bilancio di sostenibilità di Federdistribuzione, spiega Mario Molteni, direttore di Altis, "rappresenta innanzitutto una novità per il nostro paese perché è la prima volta che un comparto decide di fare un bilancio di sostenibilità coinvolgendo tutte le imprese associate". Si tratta di "un fattore di trasparenza e di comunicazione molto importante". La grande distribuzione, dunque, non è solo 'il prezzo più basso' ma "investe anche sulle persone, sul territorio ed è particolarmente attenta all'ambiente". Nei confronti della sostenibilità "la Dmo ha un ruolo molto importante perché è un fattore trainante per tutto il sistema produttivo e i criteri che impone si riversano a monte su tutta la filiera produttiva". L'impegno dell'associazione di rappresentanza "può essere da stimolo per muovere l'intero comprato in una certa direzione".