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Gino Paoli vuota il sacco sul Cielo in una stanza: "Racconta di un orgasmo con una putt***"

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Gino Coala
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Sessant' anni di carriera. È un grande traguardo quello che Gino Paoli taglia in questo 2019 e che festeggerà il 12 maggio all' Auditorium Parco Della Musica di Roma con un concerto-evento, anticipato dall' uscita del doppio album Appunti di un lungo viaggio contenente 25 brani inediti e 14 dei suoi storici successi su etichetta Warner Bros. Che spettacolo sarà? «Danilo Rea al pianoforte suonerà i pezzi nuovi, Rita Marcotulli, Alfredo Golino e Ares Tavolazzi quelli del mio repertorio. Nell' intervallo ci sarà anche un momento in cui ricorderò gli amici che erano con me e che non ci sono più, quelli della "scuola genovese", con i quali è rimasta sempre una grande solidarietà, senza competizione né invidia». Non ha pensato di chiamare sul palco la sua famiglia, come ha fatto Al Bano per 55 passi nel sole? «No perché non voglio far diventare pubblico il mio privato. I miei figli Nicolò e Tommaso sono stati coinvolti ma dietro le quinte, perché uno fa il fotografo e l' altro si occupa di video e sullo sfondo ci saranno delle immagini realizzate da loro». Leggi anche: Gino Paoli, il malore prima del concerto: cosa ha dovuto annullare Il suo "lungo viaggio" è cominciato nel '59. All' epoca era un pittore... «Sì e credevo che l' avrei fatto per tutta la vita. Quando ho scritto le prime canzoni andavo in giro con Mogol a presentarle e un importante editore mi suggerì di cambiare mestiere. Poi siamo arrivati da Mina, che prese subito Il cielo in una stanza». Da quel momento è stato tutto facile o ha faticato comunque? «Veramente pensavo che si esaurisse tutto in un anno, infatti mantenni il mio lavoro come grafico fino al 1962, non mi fidavo di lasciarlo. Poi scrissi La gatta che vendette solo 80 copie, però in estate venne lanciata dai juke-box, si sentiva ovunque, e al ritorno dal mare tutti andarono a comprarlo. E così sono diventato un divo della canzone». Quando ha realizzato che, oltre ad essere autore, avrebbe potuto fare anche il cantante? «Quando ho capito che erano canzoni un po' diverse e quindi andavano cantate in maniera diversa. E in 60 anni ho anche imparato a farlo». È vero che Il cielo in una stanza racconta l' orgasmo? «Sì, era per una puttana della quale mi ero innamorato, perché a quei tempi le ragazze non te la davano, ed è dedicata a un gesto umano ma mistico, che proietta in una dimensione dove sei tutto e niente. Siccome descrivere l' atto è impossibile, ho trovato questa tecnica: ci giro intorno, il non detto arrivo a suggerirlo con l' ambiente». Sono note le sue storie d' amore con la Sandrelli e la Vanoni: come sono oggi i vostri rapporti? «Sono molto amico di entrambe e sempre pronto a correre quando hanno bisogno. L' amore è difficile da spiegare, non ha un senso logico: ha la complicazione del sesso ma c' è sempre anche una buona dose di amicizia». Il momento più bello e il più brutto di questi 60 anni? «Momenti belli tanti, ad esempio quando Montanelli, ai suoi 90 anni, mi ha accolto dicendo: "Finalmente il mio poeta!": quella cosa mi ha esaltato. Ci sono stati anche momenti brutti, di depressione, di difficoltà esistenziale, in cui mi sentivo perso». È stato quando ha tentato il suicidio, nel 1963? «Assolutamente no, l' ho fatto perché pensavo di aver già visto tutto, quindi ho deciso di andare a vedere dall' altra parte. Col senno di poi era una stronzata, però in quel momento la pensavo così». Nel '68, quando è esplosa la canzone politica, non si è lasciato influenzare. Come mai? «Perché non mi interessava, non mi sono mai piaciuti i "Viva" e gli "Abbasso", far parte del branco. Io sono anarchico, sono stato anche in Parlamento come indipendente di sinistra perché volevo fare qualcosa per gli altri ma il meccanismo politico te lo impedisce, è come un muro di gomma». Come le sembra oggi la sinistra? «Sicuramente non è quella liberale che aveva in testa Occhetto, ma non la capisco. Tutto il mondo politico di adesso è incomprensibile». E di Grillo che ne pensa? «È un mio amico da sempre, sono quasi sempre d' accordo con quello che dice, non su come lo dice». Quindi vota Cinquestelle? «Ma neanche per idea! Sono d' accordo con quello che dice lui, non con tutto il resto. Abbiamo idee politiche molto diverse». Non a caso ha contestato Toninelli per il progetto di ricostruzione del Ponte Morandi. «Non ho detto che è un cretino, ho detto che se uno pensa di mettere un progetto di un illustre sconosciuto in concorrenza con quello del più grande architetto del mondo, che te lo fa pure gratis perché è per Genova, è un matto. Devi dire grazie. Punto». di Donatella Aragozzini

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