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Il sogno di Rocco Papaleo: "Torno al cinema ma il mio desiderio proibito è avere un orticello"

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Maria Pezzi
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Incontro Rocco Papaleo per questa intervista al Bifestival, diretto da Felice Laudadio dove è stato presentato in anteprima il film “Il grande spirito” (dal 9 maggio al cinema) di cui è protagonista con Sergio Rubini che cura anche la regia. Circa due ore passate guardando sul grande schermo  una storia originale, ben girata e con una splendida interpretazione. Ci sediamo al  tavolino di un bar, lui elegante nel suo abito color beige e gli occhiali scuri  per non essere riconosciuto, io che ho una voglia matta  di sapere tutto del suo film e della sua vita. Anche privata. Nonostante  i suoi sforzi  i fan che lo amano lo salutano, vogliono fare un selfie con lui. Ma c'è una signora che colpisce Rocco: “Lei è un attore famoso”, dichiara avvicinandosi a lui.  La conosco bene, ho visto tutti i suoi film. Si chiama...insomma si chiama... Papaleo, senza scomporsi, risponde: “Diego Parelli”. E la signora prima di andare via, aggiunge: sì, è così, come ho fatto a dimenticarmi. Sarà l'emozione! Cominciamo bene, con Papaleo si ride anche quando si tenta di essere seri.  Perché questa bugia? “Credevo che scherzasse e così l'ho fatto anche io”.  Somigliavi a  Renato  lo sciroccato, il personaggio che hai interpretato nel film “Il Grande Spirito”. Come lo giudichi? “Nell'archetipo dei borderlaine, dei visionari che deviano dalla realtà. A suo modo colpisce . Vive tra una terrazza e un vecchio lavatoio e sostiene di chiamarsi Cervo Nero, di appartenere alla tribù dei Sioux e di essere in attesa dell'uomo del destino”.  Ispira tenerezza, in fondo è anche un altruista. Come è nato l'incontro con Sergio Rubini? “Lo conoscevo bene, lui ha subito pensato a me per questo ruolo. E' un po' la storia di come un incontro può salvarti la vita. Ma non è stato facile arrampicarsi sui tetti di Taranto in inverno . Se c'è vento la gente dice: meglio stare a casa , sono tutti spaventati dall'Ilva. Un'idea lanciata da Cetto La Qualunque, sottolinea Rubini”.  Toglimi una curiosità: sei ambizioso? “No, non lo sono, ma quello che mi offrono di fare lo svolgo  nel miglior  modo possibile. Sono già appagato per questo”.   Va di moda il cinismo. Da regista e attore  che film vorresti fare? “Ciò che sento in questo momento della mia vita. Ho voglia di sottolineare da dove sono partito, voglio tornare nella mia terra e raccontarla. Anche se  ho perso l'anello di congiunzione che mi tratteneva li,  mia madre, sono ancora attratto dalla mia casa. Da quel modo di vivere dove ogni momento era passione pura per tutto ciò che mi circondava”.  Ci sei tornato? “Come si torna nel ventre materno. Queste emozioni, questi momenti vorrei raccontarli attraverso un sano percorso non dimenticando mai da dove sono partito”.  Però hai cominciato subito ad avere successo. Con “Basilicata coast to coast” tra critica e pubblico hai vinto la tua prima battaglia. Come hai fatto a realizzare il film in termini di costi? “Era il 2010 quando ho girato il mio primo film grazie alla sovvenzione che mi hanno concesso di 600mila euro. La regola è, che se il film incassa, devi restituire i soldi,  infatti li ho riconsegnati. Ma l'ultimo film che ho girato nel 2016 - Onda su onda- è stato fatto senza sovvenzione”.  Ti dispiace se parlo del privato? So che ti sei separato da tua moglie. Ora sei solo? “Sì, sono solo per scelta, e non sono  innamorato”.  Perché certe storie finiscono? “Penso che nella mia esperienza personale  il rapporto sia finito perché non ci si sorprendeva più, forse colpa delle abitudini che rovinano anche il dialogo. La quotidianità ammazza, mentre mettersi uno di fronte all'altro anche nei momenti meno sexy è importante”.  Quindi, cambiando qualche regola il matrimonio potrebbe resistere? “Forse bisognerebbe vivere separati per poi ritrovarsi. Purtroppo non sempre si può essere brillanti anche se sono convinto che l'amore vero è anche comprensione e altruismo. Io poi sono anche un tipo geloso, amo la vita e le cose che la circondano”.  Tutti abbiamo un sogno: qual è il tuo? “Coltivare un orticello nella mia terra. Raggiungerla quando sono libero e ritrovare quel profumo del passato tanto caro anche ai poeti. Sì, lo ammetto sono un sentimentale”.  di Annamaria Piacentini

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