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Serale Amici, Mattia Santori e Sardine affossano il programma: il dubbio che attanaglia Maria De Filippi

Davide Locano
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Alla fine, ne è valsa davvero la pena? Al netto della germinale potenza evocativa di ogni movimento - quindi anche del loro - se io, da ragazzo, avessi visto le Sardine, sedicenti rivoluzionari della politica italiana, imbastirmi dei discorsetti basic su come va il mondo dal pulpito di uno dei programmi meno rivoluzionari della tv italiana; be', avrei messo mano al revolver. La suddetta è una citazione abusatissima. Più o meno come «la bellezza salverà il mondo» o «occorre superare la paura» o «la bambina che sogna di essere la farfalla che vola sopra il filo spinato». Tutte citazioni da Morschitzky, Liliana Segre, M.L King, Dostoevskij che hanno rappresentato, l' altra sera l'apparato retorico che Mattia Santori, Jasmine Cristallo e Lorenzo Donnoli, i leader delle Sardine hanno maneggiato ad Amici su Canale 5. Leggi anche: Sardine, Santori ad Amici: la supercazzola su Mediaset e De Filippi COLLOCAZIONE SBAGLIATA I tre amigos, come un Renzi qualsiasi in giubbotto da Fonzie, hanno colà tentato di arringare la folla dei loro coetanei in studio, loro sì impegnati in una seria battaglia di talenti. Le sardine che arringano. Messa così, dopo l' ospitata da Benetton, ti dà l' idea sgualcita di un fuoco agli ultimi crepitii. E ogni detrattore del movimento giovanile post-ideologico ma di sinistra ieri ha avuto gioco facile certificare che «con le Sardine Amici ha perso la serata degli ascolti: La Corrida vince con 4.223.000 spettatori (18.7%), mentre il campo scuola di Maria De Filippi fa 3.778.000 spettatori, 19.82% di share». INUTILE RETORICA In realtà, tecnicamente, per spiegare la sconfitta di Amici si potrebbero opporre eccezioni di collocazione in palinsesto, di attenzione polarizzata sul Coronavirus, di risultato non troppo diverso dai precedenti, ecc... Ma non è questo il punto. Il punto è che le Sardine sono entrate nell' orbita De Filippi per far casino e portare audience. E, vi prego, non ci venite a raccontare la storiella del «messaggio di speranza per i giovani»: a quel punto perché non invitare i ricercatori precari che isolano il Coronavirus, o gli startuppisti italiani under35 alla conquista del mondo? La retorica delle Sardine, accompagnate dalle immagini incendiarie di Greta Thunberg, del bacio tra due ragazze, dalla lotta contro i cambiamenti climatici e del piccolo Aylan, il bimbo siriano morto, è stata sapientemente attizzata dal format Mediaset. Ed è giusto, sia dal punto di vista commerciale che del marketing. Quindi, se Donnoli crede di dar voce a chi è omosessuale o soffre d' autismo, o Santori prova a spiegare chi siano Segre, Luther King e Salvini ad una generazione molto meno ignorante di come la possano immaginare; be', nel gioco del palinsesto ci sta. La mission del Biscione è quella di guadagnare. L' arrembaggio all' Auditel stavolta non è riuscito? Le Sardine sono state esiziali al fine della share? Pazienza, la prossima andrà meglio (purché non s' inviti Vito Crimi vestito da Pokemon). E io non sono neanche tra quelli che ritengono l' invito dei tre a Mediaset un «trappolone per disinnescare il movimento» pro centrodestra: è un ragionamento contorto e la De Filippi difficilmente si presterebbe. Anche se esordire col solito «C' è chi usa la paura per ottenere dei consensi», non aiuta. CONTRADDIZIONI IN SERIE No. Qui il problema non è di Maria (anche se io avrei evitato tutto questo). Semmai è delle Sardine stesse. Le quali avevano più volte manifestato l' intenzione di sparire da tv e giornali per dare un' architettura solida e programmatica alle loro azioni. Con tre discorsetti condivisibili - ci mancherebbe - che paiono abborracciati da un' autore alle prime armi, i ragazzi hanno fornito ad un' immensa platea pop, l' idea di un pensiero politico desertificato. Abbiamo visto di peggio, almeno qui c' è l' entusiasmo. Ma è il loro entusiasmo. Quello dei futuri sostenitori è scivolato nella notte, assieme all' ascolto... di Francesco Specchia

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