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Pascale querela la Bonev per stalking

Francesca Pascale e Michelle Bonev

Non solo Santoro: la bulgara ha infamato la fidanzata del Cav anche su web e stampa. Ora basta, Francesca passa al contrattacco

Andrea Tempestini
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La miccia fu accesa nello studio di Michele Santoro, quando Ianeva Boneva Dragomira, più celebre come Michelle Bonev, infangò la figura di Francesca Pascale e di Silvio Berlusconi. A Servizio Pubblico, tra le altre dichiarazioni, la Bonev si spinse ad affermare che la compagna del Cavaliere fosse in realtà lesbica, e che lo stesso Cavaliere, una volta, la picchiò. Secchiate di fango, senza lo straccio di un riscontro. Ora, dopo gli annunci, la Pascale passa al contrattacco con una querela nei confronti dell'attrice bulgara per il reato di diffamazione aggravata e continuata e per il reato di stalking. "Azione persecutoria" - La querela è stata presentata dal legale della Pascale, Licia Polizio, che in una nota spiega: "L'incessante ed ossessiva cadenza temporale delle illecite condotte perpetrate dalla Bonev in danno alla mia assistita attraverso la tv, la stampa ed i principali social network configura una vera e propria azione persecutoria che ha avuto, tra l'altro, un'eclatante eco sia a livello nazionale che internazonale".  "Odio contro Pascale" - E ancora: "La signora Bonev ha scelto il web per raccogliere adepti che condividono l'odio che la stessa mostra di nutrire nei confronti della signora Pascale, la quale è stata costretta da tali reiterati comportamenti a reagire anche penalmente, a tutela della propria persona, chiedendo, tra l'altro, che venga inibita la diffusione delle affermazioni diffamatorie della Bonev". La Polizio ha poi confermato che, contestualmente, è stata introdotta anche l'azione risarcitoria in sede civile. Santoro "graziato" - Dopo le improbabili dichiarazioni rese a Servizio Pubblico, la Bonev aveva rilanciato affermando di temere per la propria vita, e dicendo che dal giorno dell'intervista viveva sorvegliata. Dopo 48 ore di celebrità, però, perse le luci della ribalta, e così puntò il dito contro i giornalisti che "non vogliono approfondire". Santoro, per inciso, era finito nel mirino dell'Ordine dei giornalisti per aver dato spazio alla Bonev e alle sue "bizzarre" dichiarazioni, ma l'Ordine stesso poi stabilì che non c'erano elementi per agire contro il teletribuno.

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