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Fabio Alisei, l'altra metà dello Zoo. Intervista cattivissima: "Oggi in Italia comandano gli sfigati e gli storpi mentali"

Leonardo Filomeno
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I siparietti con Marco Mazzoli sono fuoco vitale: "Non è un espediente narrativo, non ci dividiamo appositamente su un argomento. Davanti a un piatto di spaghetti faremmo lo stesso. Con qualche bestemmia in più", ride Fabio Alisei. Sangue genovese, preparato su tutto, ipercritico col mondo, nello Zoo di 105 è di nuovo un pezzo importante dell'ingranaggio. Gli errori, le scelte, la ricucitura con Mazzoli, le intenzioni di Linus, l'epopea dei 5 Stelle. Soprattutto, le prospettive dell'essere padre e il passaggio che lo ha reso un autore televisivo di tutto rispetto. Sulla Caporetto dei media, la libertà che troppi colleghi non hanno: "In tv e in radio comandano gli ultra-sessantenni, gente prossima alla pensione, che si tiene stretti gli ultimi privilegi. E mai punterà sui giovani".


Fossi un imprenditore con un briciolo di coraggio?  
"Farei come Eduardo Fiorillo di Match Music, dove ho mosso i primi passi in tv. Se vedeva del potenziale, ti dava 100mila lire e una telecamera. Confezionavi e andavi in onda. Se gli piaceva, finanziava il servizio successivo, fino al contratto. Mentre oggi in televisione compriamo dall'estero format con pacchetti di ascolti garantiti. Se fai l'autore e lo share non brilla, sei nella merda, nemmeno ti pagano".
E la radio in tutto questo?  
"Non diffonde più musica e mode. La ascolti in macchina. Mentre bar e locali puntano su RTL, che per i bevitori di vino bianco è un sottofondo eccellente (sorride, ndr)".
Di RTL, 101, RDS ne abbiamo troppe, la differenza nemmeno più si sente.  
"L'appiattimento è dato dal successo di radio inoffensive, come quelle che citi, dove l'intrattenimento è frivolo, basato sulla lettura degli sms e del meteo".
Rassegnarsi può essere pericoloso. 
"Se fai un intrattenimento privo di personalità e non ti si incula nessuno hai fallito, viceversa se fai 7 milioni di ascoltatori, come RTL, significa che sei sulla strada giusta. Puntare su un claim come very normal people, in un momento in cui tutte le ideologie sono andate a puttane e non arrivi a fine mese, evidentemente, paga. Hanno investito sull'isofrequenza, su un tipo di trasmissione mai diversificata nel corso della giornata, su speaker che non hanno personalità forti. Senz'altro sanno leggere i tempi. Negli anni '90 tutti volevano essere Albertino. Oggi devi fare l'antistar, il tipo squattrinato, sfigato con le donne, in coda alle poste. Le persone vogliono rivedere in te la loro triste realtà. Non puoi più porti al di sopra della massa". 
Voi da tutto questo siete passati indenni.  
"Lo Zoo è il programma che vorremo sentire, siamo i primi ascoltatori di noi stessi. Se dovessimo leggere l'ultimo gossip su Fedez ci romperemmo il cazzo, e avremmo già smesso da tempo".
Anche la Zanzara ha successo, la parodia come nasce? 
"La faccio per prendere per culo gli italiani. Attraverso lo scherzo telefonico affronto l'attualità. Su 20 telefonate becco 10 storpi mentali, 5 che posso giocarmi nel montaggio della scenetta e 5 intelligenti. Ma gli storpi mentali restano il 70% della popolazione italica. Sono quelli che il governo è incostituzionale o che non andiamo a votare dal 2000".
Ormai si recepisce tutto in maniera passiva.  
"Per il benpensante l'asticella dello schifo si è alzata. I costumi si sono adeguati all'offerta televisiva della D'Urso, della De Filippi, della cronaca nera. Quando quello che ti circonda fa schifo comunque, sei disposto a tollerare la merda più assoluta, e hai bisogno della risata grassa, di qualcuno che parli alla pancia, non alla testa".
Hai detto: "Nella politica servono idee precise. E i mezzi per realizzarle".  
"È meglio sperare che i politici sistemino un problema alla volta. Tanto i margini di manovra saranno sempre più limitati. Per chiunque. I modelli virtuosi restano Torino e la Milano di Pisapia, che voterei domattina. Oppure la Legge Bersani: non ha cambiato il mondo, ma ne abbiamo usufruito tutti, e gli effetti sono stati più utili degli 80 euro, della family card, dei matrimoni gay". 
Sulle avversità romane dei pentastellati hai le idee chiare.  
"Pd e Forza Italia ai 5 Stelle glielo hanno messo in quel posto. Roma è ingovernabile, funziona per clientele, l'onestà non esiste. Consapevoli di questo, si sono messi d'accordo per far vincere i grillini, e il riverbero di ogni fallimento li sta penalizzando ovunque. A Roma con i 5 Stelle abbiamo visto sia gente onesta, che però ha dimostrato di non saper gestire questioni cruciali come spazzatura e mezzi pubblici, sia personaggi discutibili, gli unici in grado di poter aiutare a governare, al costo di tapparsi il naso e lasciarsi scuoiare dall'elettorato grillino al primo scandalo. La Raggi si è trovata in mezzo a tutto questo".
Del passaggio a Radio Deejay ti sei pentito?  
"No, lo rifarei mille volte, mi ha aperto gli occhi. Prima di lasciare 105 nel 2010, io, Paolo Noise e Wender ci sentivamo dei padreterni. Dall'altra parte ci siamo resi conto che, presi singolarmente, non contavamo un cazzo. Se non avessi fatto nuove esperienze in quella radio, mai avrei iniziato a scrivere come autore per Colorado, Made In Sud o Carpool Karaoke, né avrei un programma in partenza su Comedy Central a settembre e una collaborazione con Maccio Capatonda. Ascolti e amore del pubblico sono importanti, ma ciò che conta è essere rispettati e conosciuti dagli addetti ai lavori".
L'antifona era il dispetto di Linus allo Zoo.  
"Non rifarei mai un programma alle 2 in un'altra radio, lo scontro diretto con lo Zoo è stato un errore. Ma a un certo punto, o andavamo in onda alle 14 o andavamo via a pedate nel culo. Il mio personale pensiero è che si sia trattato di una ripicca di Linus nei confronti di Mazzoli. In realtà avremmo dovuto prenderci una fascia oraria in cui non rompevamo le palle a nessuno e fare altre attività in tv. Invece siamo andati a fare la radio a 3000 all'ora". 
E alla fine vi siete schiantati.  
"Gli ascolti di Asganaway non giustificavano l'investimento, e dovendo tagliare sul personale, tolsero chi costava di più ed era meno in sintonia con gli altri. Avrebbero potuto tagliare la Pina & Diego, che facevano peggio del nostro programma e ancora oggi li ascoltano solo le cicale, ma erano amici, mentre noi eravamo i tre appena arrivati. Ecco perché i rapporti personali sono importanti". 
Quando eri a Deejay hai detto: "A 105 non mi divertivo più. E non c'erano spiragli di realizzazione personale. Non ero disposto a sacrificare la mia crescita per quella del marchio". Poi però sei tornato.  
"Quando sono rientrato ero già padre, i figli si prendono una bella fetta delle tue attenzioni. La radio è diventata contestuale e, a livello psicologico, lo Zoo mi condiziona meno. Una puntata andata male non mi deprime più fino a sera, quando mi rompo i coglioni so che fuori mi aspettano i colleghi di Colorado o una registrazione con i PanPers".
Con Marco Mazzoli hai ricucito del tutto?  
"Abbiamo ricucito quello che si poteva ricucire a 9.000 chilometri di distanza, visto che vive a Miami. Siamo sempre stati amici ed abbiamo condiviso vicende personali intense. L'amicizia e il lavoro richiedono la capacità di accettare anche compromessi. In cuor suo, una parte soffre ancora per quello che abbiamo fatto, ne sono certo, ma c'è pure un'altra parte che guarda al presente". 
Vita eterna allo Zoo o un giorno arriverà la pensione?  
"Avendo superato tutti i 40 anni, qualche volta dovremmo essere meno superficiali. Bisognerebbe andare più spesso contro il pensiero comune della massa ignorante. E prendersi la responsabilità di dire cose che su Facebook non trovi. Quanto alla pensione, sono certo che lo Zoo sopravviverà a noi, facendosi sberleffo della nostra vecchiaia. Hai presente Star Wars, il Trono di Spade o Striscia? Lo Zoo è identico. Non morirà mai".

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