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Giletti sospeso da La7: "Girano voci...", cosa non torna

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Cosa c'è dietro la rottura, forse insanabile, tra Massimo Giletti e La7? Sono ore convulse, dopo la decisione della rete di sospendere già da domenica Non è l'arena, pur ritenendo il conduttore "a disposizione" per eventuali nuovi progetti da qui alla fine della stagione televisiva. Una scelta, annunciata con uno stringatissimo comunicato aziendale, che ha lasciato di stucco lo stesso Giletti, che si è a sua volta sfogato dicendo di pensare esclusivamente alle 35 persone che lavorano nel suo staff, "lasciate per strada senza preavviso". Toni piuttosto esacerbati, che sembrano precludere a qualsiasi riappacificazione. Figurarsi un ri-utilizzo da qui a giugno.

 

 



Proprio questo sarebbe il motivo principale del patatrac. L'addio di Giletti a La7 sarebbe stato nell'aria e Urbano Cairo avrebbe deciso semplicemente di anticiparlo, a mo' di punizione per uno delle punte di diamante della sua scuderia di conduttori giudicato colpevole, per così dire, di aver trattato con la concorrenza. Da mesi, infatti, si vocifera di un possibile ritorno di Giletti in Rai, da cui era stato polemicamente fatto fuori nel 2017 (per motivi "politici", pare, stando piuttosto inviso dall'allora governo di centrosinistra): un talk al giovedì sera o ancora alla domenica, al posto di Fabio Fazio, erano le piste privilegiate. Di fronte a una trattativa difficile e alla difficoltà a trattenerlo, Cairo avrebbe potuto dunque prendere il torno con le corna e non dare la soddisfazione al conduttore di essere dei due quello a mettere la parola fine a un rapporto professionalmente molto fortunato. 

 

 



C'è anche di sostiene, però, che dietro ci siano gli appunti fatti dai vertici di La7 a Non è l'arena, relativi a "problemi sui costi e la raccolta pubblicitaria della trasmissione", che pure in termini di ascolti non ha denotato particolari cali e che è riuscita a finire sulle prime pagine dei quotidiani per lo scoop del 2021 con l'intervista al pentito di mafia Salvatore Baiardo, che aveva "profetizzato" a Giletti la resa imminente del boss latitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, in gravi di condizioni di salute. Il suo arresto lo scorso gennaio a Palermo, dopo 30 anni di fuga, ha avvalorato la versione del pentito e dato nuova linfa alle inchieste di Giletti, che da settimane dedica sempre più spazio alla questione mafiosa anche a costo di ricevere nuove minacce di morte. Una scelta editoriale, questa, che non c'entrerebbe però sul divorzio che si sta consumando tra il giornalista e il suo editore.

 

 

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