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Beppe Vessicchio, bufera sulla Rai: "Perché non mi fa più lavorare"

 Beppe Vessicchio

Daniele Priori
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Il maestro Beppe Vessicchio esiliato di fatto dalla Rai per un contenzioso legale in corso su diritti non pagati al maestro, è una notizia che scotta. A Sanremo, però, potremmo comunque rivederlo e questo ci tranquillizza. «In quel caso l’agibilità ai direttori la fanno le case discografiche. Sono andato anche quest’anno, gratuitamente, a dirigere il duetto Grignani-Arisa. Quello era un tributo a un amico e al suo progetto, oltre al fatto che frutta- va pure 25 punti al Fantasanremo!». Sorride Vessicchio, da anni ormai anche idolo sui social. Venerdì mattina al Lucca Classica Music Festival sarà l’ospite d’onore in un contesto aperto agli studenti del conservatorio.

Maestro, ci racconti anzitutto del contenzioso con la Rai: ci mette tristezza.
«Dispiace anche me il fatto che questo problema sia capitato proprio con la Rai che è un’azienda di Stato. Sono quasi dieci anni che lotto per vedere riconosciuti dei diritti su alcuni materiali di mia proprietà, dei nastri con musiche suonate da musicisti che ho ingaggiato e pagato io e per i quali mi sono accorto che la Rai non mi ha mai pagato. Ho fatto di tutto pur di non aprire il contenzioso.
Sono andato a bussare di persona perché l’ufficio legale non rispondeva nemmeno alle raccomandate ma ho trovato un muro di gomma.
Questa è la realtà».

Ma sono tanti o pochi questi soldi?
«Tanti o pochi lo deciderà la perizia. Ma più della quantità deve pensare che adesso per il contenzioso in corso l’ufficio scritture blocca le mie eventuali richieste di assunzione da parte di programmi prodotti dalla Rai. Fortunatamente non vivo solo del lavoro con la Rai. La musica mi interessa a 360 gradi e ho tante possibilità. Se vivessi solo di quello sarebbe drammatico».

 



 

Ha tenuto a battesimo anche le prime edizioni di Amici. Negli ultimi anni di immensi successi ha riparlato con Maria De Filippi, le piacerebbe tornare da quelle parti?
«Il programma una volta aveva un’orchestra che accompagnava i ragazzi. Siamo arrivati a fare una finale all’Arena di Verona. Annidi lavoro bellissimo e intenso, apoteosi di un meccanismo che prevedeva l’utilizzo di musicisti. Il programma poi ha cambiato pelle. Gran parte dei materiali che usano oggi sono prodotti dagli stessi ragazzi. La musica pop di oggi è casalinga, popolare nel vero senso della parola cioè prodotta in casa con sequenze e plug-in. La creatività è diventata in un certo senso molto più democratica...».

Eh ma allora ha ragione Renato Zero quando canta: «Le chitarre tacciono e il computer va». Non è poi così bello...
«È vero soprattutto per chi le chitarre le suona! Però è anche vero che non dobbiamo dimenticare che siamo in un’era in cui anche la pandemia ha rafforzato il concetto di capacità autonome. Possiamo dire che l’isolamento ha trovato la sua via di realizzazione. Detto ciò mi auguro che le persone si incontrino. La musica d’insieme resta il grande valore».

Il Festival di Amadeus le piace?
«Conosco Amadeus dagli Anni 90 quando facemmo Grease con la Cuccarini e Mal in teatro.
Apprezzo molto il suo lavoro. Il Festival di Sanremo è un programma tv. Se il programma va bene, lui ha fatto quello che è preposto a fare. In questo momento per avere un uditorio largo bisogna invitare quei personaggi e la tipologia di musica cui quel mondo si sente più vicino».

 

 

Baudo è stato il direttore artistico con cui ha lavorato di più...
«A tutti quelli che si sono avvicendati ho sempre detto che Baudo resta l’esempio, non solo per le scelte ma per la passione che dedicava al Festival. Ho visto Pippo spostare da solo le fioriere all’Ariston per far capire quanto ci tenesse. Era presente fin dalle prime letture delle musiche. Pensi che a Bocelli fece cambiare il finale di Con te partirò. Sul disco è rimasto il finale di Pippo!».

Lei stesso però ha vinto con brani e personaggi non scontati: dagli Avion Travel a Alexia che veniva dalla disco, Scanu dai talent...
«Ho riascoltato Sentimento da poco e mi sono meravigliato io stesso. Aggiunga 3, Cammariere che per ¡ me è un vittorioso. Tutto quello che un uomo mi è rimasta come Stefano Di Battista con Nicky Nicolai. Al di là della vittoria è il tempo a dirci quello che rimane davvero...».

L’artista che più le è rimasto nel cuore?
«Ho un ricordo estremamente tenero della vittoria di Vecchioni con Chiamami ancora amore: ha rovesciato qualsiasi tipo di pronostico con una canzone bella, semplice, non scontata».

Il giovane con cui collaborerebbe?
«Ce ne sono di estremamente affascinanti. Madame ha un mondo assolutamente suo. Mr.Rain mi diverte guardarlo. Perché sembra un gigante buono contornato dai bambini. Mi piacerebbe lavorare con lui».

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