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Zerocalcare, il "compagno" fa la star a Hollywood: dove lo hanno beccato

Zerocalcare

Daniele Priori
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Zerocalcare goes to Hollywood. Foto e selfie a volontà a cena da Musso & Frank Grill, il ristorante reso famoso dal film di Tarantino C’era una volta Hollywood. E già. Come c’era una volta il buon Zerocalcare, alias Michele Reich, sobrio, che nella trasferta californiana ha decisamente messo da parte il suo stile frugale e accigliato, da icona generazionale della sinistra gruppettara e delusa dalla vita, per concedersi alle gioie della vita, della cucina e agli obiettivi degli smartphone in dotazione ai suoi smart -fan, subito pronti a far diventare virali sui social gli scatti. In fondo al ristorante hollywoodiano non c’era mica il povero Fassino ma una celebrity vera e propria. Autore di albi a fumetti che hanno sbancato in libreria, fino ad arrivare su Netflix grazie alle sue strisce trasformate in serie tv. E anche stica*** dello snobismo di Nanni Moretti, direbbe l’Armadillo, il personaggio più iconico di Zerocalcare. In fondo Nanni fa i film, mentre Zerocalcare disegna di brutto e un po’ dappertutto. Quindi vai di streaming e di successo che si moltiplica nei proverbiali 190 paesi. Tanto da portarlo a Hollywood. Con Zerocalcare che sceglie di essere re per una notte a Los Angeles. E allo stile di sempre da antidivo, minimal, frugale, scoglionato dai quasi 40 anni trascorsi tra Rebibbia e Ponte Mammolo, profonda periferia capitolina, una volta tanto sostituisce l’altra metà delle sue origini, quelle di mamma francese.

 

 

Michele Reich, infatti, è nato a dicembre del 1983. Per anagrafe è parte piena di quella generazione definita carinamente “bruciata”, composta da “bamboccioni” e chi più ne ha più ne metta. Definizioni, va detto, anche queste tutte nate da ministri di sinistra. Che un po’ di sticazzismo te lo fanno venire naturale. Proprio quel mood che, almeno a Roma, rende Michele, alias Zerocalcare, famoso anche per il suo esse re restio a concedersi ai fan e, ancor meno, ai giornalisti. Diversa, però, è la storia se il set si sposta a Los Angeles. Dove il nostro è stato beccato, diciamo così, da un gruppo di fan italici nel mitico ristorante in cui Al Pacino deve convincere un restio Leonardo DiCaprio, a recitare in Italia. A Zerocalcare, invece, è successo molto di gio e visita guidata al locale. Unico prezzo da meno (o molto di più, giudicate voi) durante la sua mangiata da vip. È stato riconosciuto dal maitre italiano che ha offerto portate omagpagare l’amarcord sulle strisce più amate, emozioni, ricordi. In particolare legati alla quarantena del 2020 quando Zerocalcare sui social faceva uscire Rebibbia Quarantine. Pare che Zerocalcare abbia ceduto a tutto ma non alla tradizione romana, conservata anche a Hollywood, dove sembra abbia divorato un piatto di fettuccine Alfredo, mantecate nel doppio burro.

 


 

SUCCESSO CLAMOROSO - Prontissimi (e certamente sazi del successo clamoroso che proprio il loro idolo ha donato loro) i social manager della casa editrice Bao Pubblishing, edizione milanese che con Zerocalcare ha fatto decisamente bingo. Figurarsi se potevano lasciarsi scappare la possibilità di decuplicare i like con la mitica cena del loro divo-antidivo a Hollywood. Ma in fondo almeno a Zerocalcare fino ad oggi, aldilà di qualche sparata d’ordinanza contro la destra, non è ancora venuto in mente di candidarsi alle primarie del Pd. Altrimenti avrebbe dovuto sventolare il suo 730 “da fame” davanti a tutti. Fassino docet. Per ora, invece, l’artista si limita al successo fuori dagli schemi. Una strategia mica male che, ancor prima di vederlo sbarcare su Netflix, lo ha portato tra i finalisti del premio Strega, nel 2014. La prima volta per un fumetto. Il titolo era Dimentica il mio nome. A meno che non siamo a Hollywood. In quel caso ricordalo e ci facciamo un selfie da condividere. Il resto offre la casa. Evviva Zero calcare, dunque. Ora aspettiamo con ansia la recensione (a fumetti) delle fettuccine.

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