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Nicola Savino, la soffiata su Pier Silvio Berlusconi: "Non mi sorprende affatto"

Fabrizio Biasin
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 «...Guarda che io di calcio non so niente, vado sempre allo stadio e adoro la mia Inter ma non sono un esperto».
Tranquillo Nicola (Savino ndr), nessuno sa niente, facciamo tutti finta.
«Ah ecco...».
...E comunque siamo qui per parlare di 100% Italia, mica di pallone. Riparti su Tv8 e se riparti...
«...è perché la prima stagione è andata bene, esatto. Non era scontato, in fondo per me era una cosa nuova. È un po’ come chiedere a Calhanoglu di giocare regista davanti alla difesa dopo una vita da mezzala».
In che senso?
«Eh, io ho fatto sempre e solo intrattenimento. Il “game” invece ha tutto un suo rituale piuttosto complicato e pretende rispetto, anche solo perché ci sono soldi in ballo. È più difficile».
Col grano non si scherza...
«Non vorrei sembrare retorico, ma certe cifre cambiano la vita, anche “solo” 30 o 40mila euro».
Ci hai messo molto a ingranare?
«Ho avuto bisogno di imparare i fondamentali del quiz: dare importanza ai soldi, cambiare registro quando sale la tensione e - senti cosa ti dico -, persino fare divulgazione».

 

 


 

 

Il programma si sviluppa attorno ai sondaggi rivolti agli italiani...
«Esatto, e io come “spalla” ho scelto Livio Gigliuto, presidente dell’Istituto Piepoli, un grande. È perfetto perché ha competenza e senso dell’umorismo. E poi ci sono loro...».
Lo so: i cento italiani in rappresentanza del Paese. E allora rispondi a questo sondaggio: «L’Italia è 100%...».
«...Dipendente dai cellulari! Ma davvero, è una cosa che abbiamo riscontrato in tutti i sondaggi. Il telefono è la prima cosa che guardiamo al mattino, prima ancora che andare a fare pipì, e l’ultima alla sera».
Anche tu sei tra i “dipendenti”?
«Sì, sono una vittima dell’insonnia da luce blu. Ho questa pessima abitudine di leggere i quotidiani a mezzanotte...».
Che rapporto hai con i social network?
«Sai quando il Dj dice “io questo lo mettevo dieci anni fa”? Ecco, non vorrei risultare arrogante ma io i social li ho usati moltissimo agli albori, per questo ho tanti seguaci, mi sono rimasti per così dire “attaccati”. All’epoca i social erano interessanti e privi di cattiveria. Ora sono luoghi malfamati e li ho messi da parte, per usare una metafora preferisco... uscire poco di casa».
A proposito di “uscire di casa” esiste anche il mondo reale e ultimamente non è proprio un bel mondo. Tu hai una figlia (Matilda ndr) che da poco è diventata maggiorenne, che consigli le dai?
«I figli vanno messi in guardia, ma è anche vero che non si deve avere paura di tutto, altrimenti si genera una sfiducia nei confronti del prossimo che è controproducente. Mia figlia sa perfettamente che deve stare all’occhio...».
In questo senso Milano ti sembra un buon posto per vivere?
«Sì, lo è. Odio quelli che dicono “Ai miei tempi si stava meglio...”. È vero che nelle cronache si legge di tutto, ma anche quando ero ragazzo io capitavano le aggressioni. Come canta J-Ax se tutto ci sembra peggiorato forse è perché “noi” eravamo meglio prima, non il mondo».

 

 


 

 

Tu sei un raro caso di artista che, diciamo così, non se la tira. Hai lavorato in Rai, Mediaset, Sky e hai sempre lasciato buoni ricordi.
«Sì, ho un buon carattere. Che ne so, mi piace relazionarmi con tutti, parlo con i cameramen, quelli che lavorano dietro alle quinte, ci scambiamo gli auguri a Natale... Sarà che io vengo da lì e non mi sento diverso».
Anche quando hai lasciato Mediaset non ci sono state frizioni. Cosa dici di Pier Silvio?
«Abbiamo un bellissimo rapporto personale».
Tornerai a lavorare per lui?
«Vedremo, la vita è imprevedibile... Certo ora sto benissimo qui, mi hanno dato la possibilità di entrare quotidianamente nelle case degli italiani, era il mio sogno».
A Mediaset Pier Silvio ha scelto una nuova linea, più sobria, almeno così pare.
«Sì ma c’è anche tanta continuità, ci sono i programmi della De Filippi per dire. Quanto alla scelta di dare un’impronta più sobria... Non mi sorprende affatto...».
 

 

 

 

Chi sono i tuoi “Maestri”? A chi ti ispiri?
«Questa è facile, sono i miei “fratelli maggiori” di Via Massena, lì a Radio DeeJay dove ho iniziato: Linus- a cui “rubo” ancora tante cose-, Amadeus, Fiorello, Gerry. E poi uno che con via Massena non c’entra nulla ma è un fenomeno, Bonolis. Il più bravo di tutti a “cambiare registro”».
Linus ha questa nomea del rompiballe...
«Guarda, se il mondo fosse gestito da Linus non esisterebbero le guerre. È direttore artistico dal 1995 e un sacco di persone alla radio sono le stesse dal 1995. Evidentemente lui si trova bene con loro e viceversa. Non capita spesso».
Se Amadeus ti chiamasse per il suo ultimo Sanremo?
«Sanremo è come la Nazionale: sono a disposizione del mister!».
E se un giorno toccasse a te condurlo?
«Ho già condotto tre Dopofestival, per fare il grande salto bisogna essere pronti e forse non lo sono. Sarebbe un po’ come pretendere che il Genoa vincesse la Champions».
Addirittura? Non ti buttare così giù! Diciamo almeno la Fiorentina!
«Ok, ci sta. Comunque è il sogno di tutti...».
Scegli: Champions all’Intero Sanremo?
«Ehhhh che colpo basso! Vabé, una Champions l’ho già vinta...».
Ma non hai visto la finale di Istanbul. A Milano c’era la Festa di Radio DeeJay...
«Giusto così. Ho un patto di fiducia con gli ascoltatori della radio: loro vengono alla festa e io non mi faccio trovare? Dai...».
Dopo tanti anni Deejay chiama Italia è risultato nuovamente il programma più ascoltato nelle radio italiane...
«Questa è una grande soddisfazione, anche perché non è un programma di musica, ma di parole. Non è semplice e ne siamo orgogliosi».
Si parla tanto dei sauditi che comprano calciatori a suon di milioni. E tutti a fare la morale. Se chiedessero a tedi andare in Arabia?
«Quando parte l’aereo!? Sono figlio di un ingegnere dell’Eni che frequentava il Golfo Persico con intenti decisamente più nobili, ma ci andrei eccome. Diciamo che accamperei meno scuse di Mancini...».

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