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La Bernardini de Pace dopo Belve: "Come mi ricordavo Raoul Bova"

Roberto Tortora
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Nell’ultima puntata di Belve è andata in onda l’intervista all’attore Raoul Bova e la conduttrice, Francesca Fagnani, scavando nella sua vita ha ripercorso gli anni della separazione da Chiara Giordano e gli attriti con la madre, la suocera Annamaria Bernardini De Pace, noto avvocato divorzista. E proprio a lei gli speaker di Un Giorno da Pecora, su Rai Radio 1, hanno chiesto un parere sulle dichiarazioni dell’attore nei suoi riguardi.

Così la De Pace: “Me lo ricordavo più allegro e vivace, ieri sera mi è sembrato troppo buono”. Quanto alla lettera sul “genero degenerato”, l’avvocato ha negato che fosse rivolta a Bova: “Tutti hanno pensato fosse diretta a lui, in realtà non lo era: la scrissi un anno prima, in un format per il quale c’era una lettera ad ogni componente della famiglia. Ho testimoni: l’attuale fidanzato di Simona Ventura le ha lette tutte un anno prima”.

 

 

 

Raoul Bova, in effetti, non si è sbilanciato molto sulle domande fatte dalla Fagnani, ma qualcosa ha lasciato trapelare sugli anni difficili in cui ha iniziato la sua nuova relazione con Rocío Muñoz, che dura tutt’ora e dalla quale sono nate anche due figlie. La Fagnani aveva chiesto all’attore: “Lei quando si è fidanzato con la figlia lo aveva capito o è andato contro il suo destino così?”.

 

 

 

 

Il riferimento è alla dura tempra della De Pace e Bova ha risposto così: “Beh quelle sono le cose impulsive di cui parlavo. Non ragioni, non rifletti e lo fai perché in quel momento ami”. Ancora la Fagnani: “Immagino che se anche avesse riflettuto si sarebbe sposato lo stesso“. Bova ha annuito. Infine, si fa riferimento alla famosa “lettera” dell’avvocato, pubblicata su Il Giornale. Il titolo e il contenuto furono assai pesanti: “Caro genero degenerato, vai e non tornare… Non hai né fegato né cuore, caro genero o degenero per meglio dire. La tua forza a letto dura il tempo di uno spot. Sei un uomo a breve termine di conservazione, scaduto”. Su queste parole piene di livore, Raoul Bova è stato diplomatico: “Sono cose che fanno le persone che hanno un grosso dolore. Cercano di sfogare con la rabbia pensando che il dolore poi si attenui”.

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