Cerca
Cerca
+

Luciana Littizzetto dà lezioni di vita a Simone Biles: una rovinosa gaffe

Tommaso Lorenzini
  • a
  • a
  • a

In attesa di ricevere una tirata d’orecchie per qualche errore da matita blu (ne facciamo, siamo maestri), oggiuna bacchettata sulle nocche la rifiliamo con robusta delicatezza alla maestrina Luciana, che s’inventa una piroetta via Instagram per dare una lezione di vita a Simone Biles, schiantandosi però sul durissimo vissuto della ginnasta americana che, del ditino alzato dalla velenosa salottiera di Fabio Fazio, ne può fare serenamente a meno.

Nella ginnastica, la Biles è l’alter ego di Nadia Comaneci, sono i due lati della medaglia: piuma la romena, dinamite la statunitense, diventata celebre nel 2013 per i due ori mondiali vinti a soli 16 anni, incluso il titolo all-around. Lo scorso 2 ottobre, ai Mondiali di Anversa, Simone ha reso possibile l’inimmaginabile, completando quello che in gergo si chiama “Yurchenko doppio carpiato indietro”, il “salto impossibile” mai riuscito prima a una donna, che lei ha invece portato in gara con successo: un volteggio che osservato a velocità normale fa venire il mal di testa, e al rallenty pure. Solo applausi. Punto. Ma non per la Littizzetto.

LA PREDICA
La quale ha fatto viaggiare le dita leggere sullo smartphone per recapitare questo messaggio urbi et orbi: «Orgogliosa di te bambina. Sei stata bravissima. Ma sappi che i salti mortali, gli avvitamenti e i doppi carpiati nel quotidiano sono prerogativa di tutte le donne. Senza medaglia». Una lezioncina che ci immaginiamo impartita con il solito sguardo al veleno delle intemerate offerte sdraiata sul bancone di Che tempo che fa. Ma stavolta a casa Littizzetto piovono pernacchie, quelle di chi ha letto il post e strabuzzato gli occhi. Perché la Biles in fatto di quotidianità complicata potrebbe fare una intera stagione di trasmissioni tv. Simone vola perché ha dovuto sollevarsi dalle sabbie mobili che potevano inghiottirla come accade a tanti ragazzi neri della “provincia” americana.

 

Lei, bimba iperattiva nata a Columbus, in Ohio, il 14 marzo 1997, terza di quattro fratelli, si è dovuta presto trasferire in Texas a casa dei nonni, che l’hanno adottata assieme alla sorella più piccola perché il padre li aveva abbandonati e la madre Shannon, dipendente da alcol e droghe, non poteva garantire un futuro alle bimbe. «Anche se ero giovane quando sono stata messa in affido, ricordo come ci si sente ad essere trascurati», scrive nella sua autobiografia, «come se nessuno mi conoscesse o volesse conoscermi. Come se i miei talenti e la mia voce non contasse... Trovare una famiglia mi faceva sentire importante. Trovare una passione, qualcosa che amavo ed in cui ero davvero brava, mi faceva sentire come se avessi importanza».

Oggi la «bambina» è una donna di 26 anni, sposata ma con profonde cicatrici dietro un sorriso da ragazzina, che dall’età di 6 anni ha dedicato l’esistenza alla ginnastica come strumento di riscatto. Nel 2018, Simone ha aperto il doloroso cassetto dei ricordi raccontando che l’ex-fisioterapista della nazionale statunitense, Larry Nassar, aveva abusato sessualmente di lei. Una rivelazione che ha fatto deflagrare il caso, ne è scaturito un processo che ha coinvolto gli storici coach della nazionale, i coniugi Karolyi, e fatto condannare Nassar a 176 anni di prigione, colpevole di aver abusato sessualmente di oltre 500 atlete.

ABUSI E DEPRESSIONE
Un inferno dal quale la Biles è riuscita a fuggire ma che, nella sua lotta privata contro se stessa, non poteva non riaffiorare. È successo nel momento per lei più importante, le Olimpiadi, quello in cui tutto deve andare al meglio e invece non funziona niente: nel 2021, a Tokyo, Simone stecca tutto, fra pedana e attrezzi, e crolla, commette un errore nella prova a squadre che costa l’oro alla nazionale Usa, seconda dietro la Russia. E si ritira, è trasfigurata, un fantasma. «Devo concentrarmi sulla mia salute mentale», ammise. Depressione, che colpisce anche i migliori. Anche quelli ai quali ci sentiamo in diritto di spiegare come si sta al mondo perché col telefonino in mano ci sentiamo Dio.

 

PS. Ieri, ai Mondiali di Anversa, la Biles ha preso l’argento al volteggio, dicendo addio al sogno di pokerissimo tra all-around e gara a squadre, restando “ferma” a quota 21 ori iridati. Ha sbagliato, cadendo di schiena, proprio lo “Yurchenko doppio carpiato indietro”, aprendo la strada al trionfo della brasiliana Andrade. Ma si rialzerà, l’abbiamo visto già. Se non è una lezione di vita questa...

Dai blog