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Federico Palmaroli, "come gli arabi nel calcio": la sentenza di Osho su Amadeus a Nove

Daniele Priori
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Un derby tra due “santoni” della periferia romana. Una guerra paradossale tra aspiranti leader spirituali: il napoletano Francesco Paolantoni (Only Oscio) e la romana verace simil-Meloni (Carlotta Natoli), vedova del Santone originale (Neri Marcoré), morto cadendo in una buca del quartiere capitolino di Centocelle.

Questa è l’ultima diavoleria firmata da Federico Palmaroli, noto per #lepiùbellefrasidioscio sul web e giunto alla seconda stagione con Il Santone 2. Otto episodi disponibili da venerdì su RaiPlay. Scherza con i giornalisti Palmaroli prima di parlare con Libero. Dopo Amadeus a Sanremo? «Draghi in conduzione tecnica». E il vero Santone 2 alla fine sarà la Natoli o Paolantoni? «Faranno il campo largo».

 

 



«Sono una donna, sono una madre...». Ma quindi per Il Santone 2 o meglio per la figura della “Santona” rimasta vedova, vi siete davvero ispirati un po’ alla Meloni?
«Nel momento in cui Giorgia Meloni è diventato il primo premier donna ci siamo trovati a metaforizzare quello che è successo nella politica. È un fatto che le donne stiano prendendo ruoli fondamentali. Ci arrivano vincendo pregiudizi che, è inutile negarlo, ci sono e riescono in molti casi a dimostrarsi più capaci e più credibili di tanti uomini».
Quanto ai pregiudizi, lei li ha dovuti combattere facendo satira da destra?
«All’inizio in realtà davano tutti per scontato che fossi di sinistra e a me dispiaceva pensare che ci fosse la convinzione del fatto che le cose buone, anche nel mondo dello spettacolo e della cultura, potessero arrivare solo da sinistra. Quindi posso dire di averli un po’ spiazzati. Poi però solo i più stupidi hanno smesso di apprezzarmi per questa ragione. Tutti gli altri hanno capito, sia persone di destra che di sinistra, anche perché diciamo che io nelle mie battute e anche nella satira politica, non faccio mai propaganda. Cerco sempre di far parlare i personaggi con le battute che io farei a un amico prendendolo in giro perché ha detto una cazzata».
Impossibile anche per lei, qui in Rai oggi, non parlare dell’ingresso a gamba tesa degli americani di Warner nel mercato televisivo italiano con Nove...
«Più che americani sembrano diventati come gli arabi nel mondo del calcio. Uno tira fuori un bel po’ di soldi e arriva ovunque. Evidentemente le bandiere così come sono venute meno nel mondo del calcio, stanno venendo meno anche nel mondo dello spettacolo. Mi piace ricordare quando lavorare in Rai era considerato un punto d’arrivo per tutti. Pippo Baudo da questo punto di vista è iconico».
Si legge che la premier Meloni abbia fatto un appello ai vertici Rai per trattenere a tutti i costi Fiorello. Cosa ne pensa?
«Vorrei che qualcuno ancora scegliesse di chiudere la propria carriera in Rai anziché da un’altra parte... Però con questo non sto criticando le scelte dei singoli. Cercare nuovi stimoli è sempre legittimo. Mi spiace semmai che sia cambiato in questo modo tutto il sistema».

 

 

 


A proposito di cambiamenti, in Rai ci sono i giornalisti dell’ex sindacato unico Usigrai che fanno fatica ad accettare la presenza di un’altra sigla, Unirai. Che ne pensa?
«Credo che debba esserci spazio per tutti. Non sono un esperto di queste cose ma non può essere fatto passare per una sorta di tentativo eversivo quello che in realtà risulta essere solo un controbilanciamento, un riequilibrio rispetto a quello che è avvenuto fino a oggi».
A occhio sembrerebbe più una mera questione di casacche politiche, non trova?
«Io ci vedo un po’ di ipocrisia. Come nell’insistere con TeleMeloni. Se la Rai è sbagliata oggi, lo era anche prima. Non si invoca la riforma della Rai solo quando va al governo una forza diversa da chi c’era ieri, accusando la maggioranza di piazzare le proprie persone, cosa accaduta in realtà per tanti anni».
Le Europee cambieranno gli equilibri?
«Non credo che ci saranno grossi scossoni. Cambieranno forse un po gli equilibri all’interno degli schieramenti con assestamenti e avvicendamenti tra Pd-M5S o Lega e Fratelli d’Italia. Questo secondo i sondaggi. Poi magari invece cambia tutto...». (sorride)
Ma Osho si è mai trovato faccia a faccia con Meloni e Schlein?
«Con la Meloni sì. Con la Schlein no ma mi farebbe piacere conoscerla. Mi incuriosisce il fatto che mi segua. Una persona che è di un’idea diversa dalla mia e si diverte con la mia satira, è sicuramente intelligente. Non per il fatto che segue me, ovviamente ma perché sa sorridere anche con chi ha un pensiero differente dal suo». 

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