Cerca
Cerca
+

Albano Carrisi contro la trap: "Mala tempora currunt, ma passerà di moda"

Alessandra Menzani
  • a
  • a
  • a

Al Bano Carrisi, 81 anni, leggenda vivente della musica e del costume italiano, sale sul palco con i suoi figli Yari, Jasmine e Albano Jr, per la prima volta insieme in pubblico. Lo farà domenica 14 luglio nell’ambito della rassegna di Elisabetta Sgarbi La Milanesiana, all’Arena Rubicone di Gatteo a Mare. «Meno male che hanno accettato», dice il cantante di Cellino San Marco parlando della sua numerosa prole (ne ha altri due). «Albano Jr studia business alla Cattolica di Milano. “Che c’entro con il tuo mondo?”, mi ha detto. Alla fine verrà. Yari è musicista. Yasmine ama molto cantare e intanto studia scienze della comunicazione sempre a Milano».

Cosa farete? 
«Canteremo, ci racconteremo, non so quello che accadrà. Improvviseremo. Quando c’è Elisabetta Sgarbi succede sempre qualcosa di bello».
Che voto si dà come padre? 
«Un voto alto. Qui lo dico e qui lo nego. Ho dato anima, cuore, tutto quello che serve per crescere i figli».
Quindi? Nove? 
«Facciamo dieci».

 

 


L’evento celebra anche i 40 anni dalla vittoria di Sanremo con Ci sarà. Ci pensa mai? 
«No. Non ho tempo di pensare al passato. Penso al futuro. Il tempo vola, è una rondine ma anche un’aquila».
E che futuro vede davanti? 
«Vedo quello che potrò fare. Non ho il dono di vedere il futuro. Ho tanti impegni, molto lavoro, ho una immensa voglia di fare».
Si vocifera che è in lizza per partecipare al Grande Fratello. È vero? 
«È una balla enorme. Non è il tipo di programma di cui mi sentirei parte integrante. Me lo hanno proposto da anni ma gentilmente (e ringraziando per il pensiero) declino l’invito».
Quindi? Quali sono i suoi futuri impegni? 
«Questo è il cinquantesimo anno, anzi il cinquantunesimo, da quando ho iniziato a fare il vino nelle mie tenute in Puglia. Il primo settembre inauguro una nuova cantina, la terza, veramente strepitosa, e se Dio mi darà una mano punto a realizzare cinque milioni di bottiglie».
E Sanremo? 
«Vorrei salire su quel palco un’ultima volta. Era il 1951 che iniziò il mio amore per Sanremo. Io ho la Sanremite acuta. Sono stato quattro volte super ospite ma la prossima volta vorrei il brivido della gara. Vincere, perdere. Pensiamo a Celentano che fu eliminato con I ragazzi della Via Gluck, Vasco Rossi. Puoi uscire male da Sanremo ma comunque sfondare».
Che bilancio fa della sua vita? 
«Molto positivo. Quandro attraversi tanti venti positivi ma anche tanti negativi, non ti puoi lamentare.Glielo dico con una citazione di Pablo Neruda: Par vivir è vivido».
Tasto dolente. Le stecche alla finale di Coppa Italia. Si aspettava tante critiche? 
«Se non c’è critica nella vita non è più vita. Prima dell’esibizione ho fatto le prove e andava tutto bene, era un applauso continuo. Durante la serata mi sono basato sul coro che hanno fatto gli juventini e ho preso una tonalità assurda, troppo bassa. Quindi ho fatto un miracolo. E mi sono detto: Al Bano, chapeau».

 

 


In che senso? 
«Le condizioni erano difficili. Una lotta di cori tra juventini e atalantini, un muro di 70 mila persone. Dove ti appoggi? Mi dispiace che in Italia molto spesso dell’inno importa poco».
Caso Morgan: il processo per stalking, la Warner che lo scarica, la Rai pure. Cosa ne pensa? 
«È una cosa grave, ma non voglio entrare nei fatti degli altri. Chi sbaglia paga, con Morgan non sono molto stupito. La casa discografica avrà avuto le sue buone ragioni».
Che opinione ha della musica trap, che spesso ha testi violenti e sessisti? 
«La musica è sempre la fotografia degli esseri umani di quel momento. Pensiamo agli anni degli urlatori, del rock&roll. Di oggi dico: mala tempora currunt. Ma passeranno».

Dai blog