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Mrs Playmen, la rivista erotica che attizzava gli artisti

di Daniele Priorigiovedì 23 ottobre 2025
Mrs Playmen, la rivista erotica che attizzava gli artisti

3' di lettura

All’improvviso, tra l’imbrunire degli anni Sessanta e l’alba dei Settanta del secolo scorso, gli italiani furono “smutandati”, un po’ sconvolti ma soprattutto liberati dall’irrompere sulla scena editoriale di una rivista unica: Playmen, passata alla storia grazie al carisma della donna che d’un tratto ne prese le redini: Adelina Tattilo.
Una vicenda profondamente italiana e figlia del suo tempo, protagonista ieri alla Festa del Cinema di Roma, dove è stata presentata in anteprima la serie in sette episodi Mrs Playmen, diretta da Riccardo Donna, con Carolina Crescentini. «Ispirata a una storia vera» si legge nel sottotitolo. Prodotta da Gianandrea Pecorelli per Aurora Tv, dal prossimo 12 novembre sarà disponibile in esclusiva su Netflix.

La trama si svolge con lo sfondo di una Roma profondamente cattolica. Tale era il muro di moralismo contro il quale si infrangeva ogni tentativo di mutamento nei costumi, nelle abitudini e nei valori tradizionali. Al tempo stesso gli echi delle rivoluzioni sociali, culturali, generazionali e certamente anche sessuali che facevano rumore a Londra, a Parigi e ancora più negli Usa si facevano sentire anche nell’Urbe pontificia.

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AFFRESCO
Stati Uniti dove, già dagli anni Cinquanta, usciva Playboy di cui Playmen fu la risposta tutta italiana. Protagonista della serie è una Carolina Crescentini che appare particolarmente calata nel ruolo della Tattilo, direttrice della prima rivista erotica italiana. La donna, imprenditrice pionieristica, si ritrova quasi per caso e da sola in un ruolo così particolare (ancora oggi, figurarsi all’epoca) dopo la fuga del marito Saro Balsamo, interpretato da Francesco Colella. Mrs Playmen si rivela così di fatto un affresco socioculturale dai colori e dalle musiche che ammiccano al vintage senza, però, perdere mai il contatto con il tempo attuale.

Tutto ciò, avendo mandato coerentemente indietro le lancette degli orologi, a un’epoca in cui le donne erano ancora relegate solo al ruolo di madri e casalinghe. Il tocco femminile di Adelina trasforma Playmen da «rivista che mostrava le tette all’Italia» invisa al reparto Buoncostume della Polizia, in una tribuna di dibattito ambita, foriera di incontri e confronti. Ma soprattutto non più per soli uomini. Le apparenti contraddizioni della Tattilo, infatti, che era peraltro anch’essa una cattolica devota, denotavano in realtà un po’ tutti persino in quella redazione avanguardista. Più di ogni altro, in tal senso, colpisce il personaggio di fantasia, l’intellettuale del gruppo, un certo Chartreau, (interpretato da Filippo Nigro), una sorta di direttore editoriale, fedelissimo del capo, dagli ideali ancora fascisti, con un passato nel battaglione della X Mas ma poi segretamente omosessuale. «Mi sono ispirato a persone come Marco Valobra, mente raffinata che collaborava con Playmen, intervistava scrittori e artisti di fama, da Sciascia a Pasolini, fino a Fred Astaire. Playmen era una rivista molto più colta e preziosa di quanto si pensi», ha spiegato Nigro interpellato da Libero.

L’audace anticonformismo di Adelina, insomma, stava avendo la meglio lanciando sul giornale dibattiti su temi allora di profonda rottura come il divorzio, il diritto all’aborto e più in generale proprio un’emancipazione femminile che prevedesse anche una visione libera dell’eros. «Quello che cerco di far percepire al pubblico - ha detto il regista Riccardo Donna - è un storia ambientata nel passato, ma con il gusto e il ritmo dell’oggi, piena di contrasti, classico e moderno, proprio come la realtà sociale di quegli anni». Non una serie sugli anni ’70, dunque, ma una rappresentazione immaginaria di quel periodo, con codici precisi, rivisitati, però con uno sguardo che resta volutamente contemporaneo il cui risultato appare più che apprezzabile.

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