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Marco Damilano, posto fisso a Rai3. La rivolta al Tg2: "Concorrenza sleale"

Pietro De Leo
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A volte la chiave di lettura dei fenomeni è nella tempistica. La Rai ieri ha annunciato che sulla terza rete, da settembre, partirà una striscia di informazione quotidiana di dieci minuti affidata a Marco Damilano. Già, l'ex direttore de L'Espresso che un mese fa ha lasciato la plancia di comando del settimanale, in un contorno di polemiche, alla notizia di una trattativa in corso per il cambio di proprietà (poi effettivamente andata a buon fine). E dopo quattro anni condotti con un'impostazione editoriale e culturale ben precisa, per capirlo basta fare un giro su Google per raccogliere qui e là copertine che sono il prontuario dell'antisalvinismo. Breve rassegna: il titolone "Uomini e no", dove la parola "uomini" viene messa sotto il volto di un africano, e il "no" sotto quella del leader della Lega. Stesso schema per un'altra copertina, in cui stavolta il faccione di Salvini viene affiancato a quello di Carola Rakete, altro totem utilizzato, come corpo contundente, contro il nemico numero uno dei progressisti. Titolo: "Capitani e no", ovvio chi fosse il "no".

 

 



GAMBA DI LEGNO - E ancora Salvini raffigurato come Gamba Di Legno, il cattivo della saga di Topolino; per non parlare dell'infinita saga su presunte cattive compagnie e l'epica dei 49 milioni. Trovate grafiche e titoli urlati che hanno segnato parte di quello che è stato ed è ancora l'ennesima versione storica del "tutti contro uno". Con Damilano tra gli interpreti di prima fascia.
Ora, per lui, arriva questa striscia quotidiana su Rai3, che vedrà il via proprio alle soglie, guarda caso, della campagna elettorale per le elezioni politiche. Che si materializzi in "tele anti Salvini"? Non si fanno mai processi alle intenzioni, ma l'esercizio del dubbio, anche preventivo, in democrazia, è ginnastica salutare di libertà. Come lo è, poi, sollevare le incongruenze e le contraddizioni.
Eccone una. Le ultime settimane hanno visto un acceso dibattito, o meglio una vera e propria guerra punica, sulla prospettiva che il docente della Luiss Alessandro Orsini potesse avere un contratto, duemila euro a puntata circa per sei appuntamenti, per le sue partecipazioni alla trasmissione Cartabianca, sempre Rai3, condotta da Bianca Berlinguer. Contestabili contestabilissime, le idee di Orsini sulla crisi in Ucraina, specie in certi pigli ego -commiseranti che ha preso ultimamente, ma stadi fatto che il prof in questione detenga una cattedra (sociologia del terrorismo), diriga un osservatorio universitario, e sia autore di numerosi libri. Solo che, dagli e dagli, alla fine la Rai ha deciso di non mandare in porto il contratto.

Nel bailamme delle proteste si deplorava il fatto che riconoscere un corrispettivo ad Orsini avrebbe significato ricorrere ad una figura esterna rispetto all'azienda pubblica, a fronte di tanti professionisti interni che possono essere valorizzati. Anche Damilano è un esterno, e dunque, un principio che evidentemente ha avuto il suo peso per il prof non lo ha per l'ex direttore dell'Espresso. Per quanto il sindacato dei giornalisti del servizio pubblico, l'Usigrai, abbia sollevato il tema («in un momento in cui l'Amministratore delegato Carlo Fuortes chiede sacrifici agli interni», recita una nota, «ci sembra paradossale che all'improvviso ci siano i soldi per pagare l'ex direttore de L'Espresso, che è un giornalista esterno quindi con un aggravio di costi per l'azienda»).

 

 




CAMPAGNA ELETTORALE - E di questioni, in realtà, ce ne sono svariate. Per esempio il fatto che Damilano sia "volto noto della concorrenza su La7", esibendosi tra le varie cose nello "Spiegone" settimanale di Propaganda Live (tema evidenziato dall'associazione Lettera 22). E poi c'è che la striscia di Damilano, collocata per le 20:35, andrà in sovrapposizione con l'edizione serale del Tg2. Su questo, il cdr del notiziario della seconda rete si è pronunciato manifestando "stupore" rispetto alla scelta azienda. Sì, perché si crea, di fatto, una concorrenza interna in una fascia fondamentale di ascolti. La Rai che fa a gara con la Rai, dunque. Che possa davvero valer tutto, in vista della campagna elettorale?

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