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Bianca Berlinguer, la faida-Pd fa saltare i vertici Rai: il retroscena, cosa succede a Viale Mazzini

Pietro Senaldi
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Cartabianca va bene, palinsesto bianco no grazie. La faida, tutta interna alla sinistra, che si è scatenata sul talkshow del martedì della Berlinguer costa il ritiro delle deleghe al direttore degli Approfondimenti Giornalistici Rai, Mario Orfeo, già direttore del Tg1, del Tg2 e del Tg3, nonché direttore generale della tv pubblica per due anni, in sostituzione di Campo dell'Orto. Insomma, Orfeo, già colonna della Repubblica di Ezio Mauro nonché direttore del Messaggero è da un decennio il cuore pulsante della parte sinistra dell'informazione televisiva pubblica, che come si sa rappresenta il 90% del totale. Il suo congelamento quindi non è cosa da poco; equivale più o meno alla rimozione della statua di Saddam dal centro di Bagdad. I fatti in chiaro. Ieri Orfeo avrebbe dovuto presentare in consiglio d'amministrazione il palinsesto della prossima stagione ma non lo fa. L'amministratore delegato, Carlo Fuortes, alter ego del ministro piddino Dario Franceschini, spiegando che Orfeo si sarebbe giustificato adducendo di non avere le risorse per farlo, gli ritira le deleghe. I fatti in ombra. Sembrerebbe che Orfeo i palinsesti li avesse bene in testa, al punto dall'aver tagliato Cartabianca, il talkshow del martedì di Raitre, in pratica il solo della tv pubblica, che il Pd da mesi sta tentando di far saltare. La cosa non è piaciuta a Fuortes, che dopo molti dubbi e conciliaboli, aveva promesso alla signora la conferma. Da qui il braccio di ferro tra i due big di area Pd, la richiesta di inserire la Berlinguer, il rifiuto di farlo e la momentanea conclusione della vicenda con la sospensione dell'operatività di Orfeo.

 

 

 

GLI ANTEFATTI

Dicono che Orfeo si sarebbe sentito particolarmente forte dopo un incontro dei giorni scorsi a Palazzo Chigi, seguito da un attacco durissimo del quotidiano Il Foglio contro la gestione della tv pubblica da parte di Fuortes, al quale il giornale, già renziano e ora più decisamente dem ha rimproverato tutti i mali dell'Italia, fuorché il Covid e il caro bollette. Si sospetta che Fuortes abbia ritenuto telecomandato l'attacco e abbia reagito abbattendo colui che ne riteneva il mandante, che è ferito ma tutt' altro che morto. A dimostrazione che la vicenda non è chiusa, è subentrata infatti la convocazione urgente dell'amministratore delegato in Commissione Vigilanza, perché «la sostituzione della direzione di un settore di rilevanza strategica, per di più in periodo elettorale, non può avvenire senza che ne siano rese pubbliche le motivazioni e senza che sia comunicato come l'azienda vuole procedere alla copertura della posizione». Insomma, non si escludono colpi di scena con Orfeo che torna in sella e Fuortes che deve lasciare la scena, prospettiva della quale nei corridoi di viale Mazzini si parla già da un paio di mesi e che potrebbe aver spinto il direttore degli approfondimenti a giocarsi il tutto per tutto, c'è chi dice per insediarsi direttamente a capo del cda. La Berlinguer. La primogenita dello storico segretario del Pci sta sulle croste a tre quarti del Partito Democratico. Ha un cognome importante, relazioni e un curriculum che le consentono di agire con ampia autonomia, o almeno di provare a farlo. Questo non è un problema per il centrodestra, che nulla si aspetta da Bianca, ma lo è per il Pd, che di viale Mazzini si ritiene il padrone e ama trattare i giornalisti Rai come camerieri, non senza qualche ragione visto che ne ha assunti, ma soprattutto promossi, a centinaia. Non a caso furono i dem a far saltare la direzione del Tg3 della Berlinguer nel 2016. I compagni volevano farla sparire di scena ma l'allora direttore generale, Campo dell'Orto, un tecnico chiamato dal governo Renzi, la risarcì con una striscia quotidiana, che poi si trasformò nell'appuntamento del martedì. Anche per questo il dirigente, che obbediva agli ordini di partito ma fino a un certo punto, venne sostituito durante il governo Gentiloni, peraltro proprio da Orfeo.

 

 

 

BRACCIO DI FERRO

Da qualche settimana, Bianca ospita il professor Alessandro Orsini, sociologo dalle tesi ardite e provocatorie, accusato di filo-putinismo in quanto nel raccontare il conflitto ucraino si sofferma sulle colpe della Nato, che sminuzza nel dettaglio, e sorvola sulle responsabilità di Mosca. La Rai aveva approvato un cachet per l'accademico, ma il Pd è insorto con toni da tregenda, ligio alla regola del qui si paga solo quelli che dicono quel che piace a noi. Tanto clamore ha fatto saltare il gettone ma non l'ospitata, che la Berlinguer ha continuato a difendere, quasi come sfida verso il Pd, la libera informazione contro l'informazione di bottega, e a rendere più paradossale la faida il fatto che in trincea ci stesse la figlia dell'ex capo bottega più amato dalla compagnia. Lo scontro è stato totale, con il Pd che ha provato in ogni modo a far saltare Cartabianca dal palinsesto della prossima stagione e la giornalista che le ha architettate tutte per restare in sella, giocando d'anticipo e lanciando una controffensiva mediatica degna di von Clausewitz. Fourtes all'inizio era propenso a giubilare l'ingombrante signora, che per le leggi del cortocircuito mediatico, che in Italia sono ormai la sola certezza, veniva difesa da Lega e Fratelli d'Italia. Le si rimproverava, non senza qualche ragione, di aver sbilanciato il talk, troppo intrattenimento, con Corona, ospiti sopra le righe e giornalisti che si credono attori anziché analisti, e poco approfondimento. Poi il clamore mediatico alzato dalla Berlinguer ha fatto tremare le gambe a qualcuno, il premier Draghi ha fatto sapere di non volere rogne in questi tempi già difficili e il consiglio d'amministrazione Rai ha cambiato indirizzo su Cartabianca. Orfeo ha fatto lo gnorri provando a tirare dritto e, per ora, ci ha rimesso. Per confondere le acque, girano voci che ci siano stati dissapori anche su Porta a Porta di Vespa, che Orfeo avrebbe voluto contenere, e su Report di Ranucci, travolto recentemente da polemiche sulla professionalità, ma soprattutto le fonti e i modi, del conduttore. Ma sono solo diversivi, il nodo del contendere è la Berlinguer e lo scontro è tutto interno al Pd. Se questi sono i prodromi dell'anno elettorale che ci attende, buona tv a tutti. 

 

 

 

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