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Coffee Break, Giorgio Cremaschi? Il "comunista così" che si offende per la parola "centrosinistra"

Giorgio Cremaschi

Claudio Brigliadori
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«Non mi offenda per favore». Giorgio Cremaschi, storico sindacalista della Fiom oggi membro di Potere al popolo, gela Andrea Pancani a Coffee break su La7 che lo ha appena introdotto al pubblico come esponente del centrosinistra. Lui però è un «comunista così»: non alza i due pugni al cielo come il mitico Mario Brega davanti a Carlo Verdone e fidanzata debosciatissimi in Un sacco bello, ma siamo da quelle parti lì. Pancani è così costretto a chiedere scusa, prima di sorbirsi la denuncia del complottone per tenere fuori dal Parlamento Unione popolare, il contenitore rosso che raggrupperà alle urne, oltre a PaP di Cremaschi, anche quei bei tomi di De Magistris, Rifondazione comunista, movimenti pacifisti e varie ed eventuali.

 

 

«Noi siamo gli unici che dovremo raccogliere le firme, 40 o 50mila, entro il 20 agosto. Tutti gli altri partiti, da Conte a Meloni, compresi quelli che esistono solo in televisione ma che se fossero nel Paese e dovessero raccolto le firme sparirebbero, si sono messi d'accordo per impedirci di presentarci, costringendo solo noi a raccogliere le firme che pure abbiamo preso più voti di tanti altri. Questo è un sistema truccato, sono tutti d'accordo. Mentre gli altri staranno nelle camere con l'aria condizionata a litigare per i posti, noi andremmo nelle spiagge, nelle piazze, al caldo a chiedere le firme».

 

 

Quando poi gli fanno notare che le sue parole d'ordine, politicamente, sono le stesse di Giuseppe Conte e del M5s, Cremaschi si inalbera ancora di più: «Lui è un finto alternativo, sta sull'uscio del Palazzo sperando di rientrarci». Mentre loro no, evidentemente si candidano sperando di restarne fuori. «Ma allora andate da soli?», taglia corto il giornalista di La7. «Noi possiamo allearci con tutti quelli che rompono con il Pd e con la guerra. Noi siamo contro, noi non siamo euro-atlantici, non vogliamo essere euro-atlantici». Chiaro. E auguri.

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