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Pino Insegno, Mercante in fiera a picco: gli errori dietro al flop

Luca Beatrice
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Lui dice che è sbagliato parlare di flop, perché lo share del programma sale verso il finale. Di certo la fascia oraria non è delle migliori e comunque la televisione generalista continua a perdere colpi, è cambiato il modo di fruire del piccolo schermo e quindi anche i dati d’ascolto lasciano il tempo che trovano.

Si possono fare tutte le eccezioni del caso, però il ritorno in Rai di Pino Insegno non è andato affatto bene. Dal debutto su Rai2 di lunedì 25 settembre, Il mercante in fiera ha visto scendere un non entusiasmante 3,4 all’1,9 dopo solo due giorni di messa in onda. Preoccupazione in viale Mazzini, si sussurra di radicali interventi editoriali per rendere più attuale un game-show indubbiamente datato, ma ci vorranno almeno un paio di settimane per una misurazione più precisa. L’annuncio che l’attore e conduttore romano sarebbe stato presente nel nuovo palinsesto è peraltro stato accompagnato da molte polemiche. Non avendo fatto mistero della sua vicinanza a Giorgia Meloni anomalia quasi assoluta nel mondo dello spettacolo, a meno di non considerare i “riposizionati” buoni per ogni stagione - Insegno è stato utilizzato come un “simbolo” della nuova Rai occupata dalla destra. Poiché mancava da parecchie stagioni è stato facile motivare tale recupero come un’imposizione di natura politica. I giornali si sono sfogati parlando di occupazione da parte della destra: un tempo avrebbero titolato “così fan tutti”, oggi denunciano l’anomalia, sempre per la stessa ragione.

 

INFORMAZIONE APPALTATA
L’informazione, ancor di più della cultura è territorio appaltato alla sinistra e chi prova a toccarlo li avrà tutti contro. Dopo aver pianto settimane, forse mesi, per l’addio di Fabio Fazio e Lucia Annunziata, quasi fosse venuto meno il valore del servizio pubblico, ora la maggior parte degli opinionisti gode, con una violenza inusitata, delle incertezze di “tele Meloni”, decretando il definitivo insuccesso delle prime uscite del Mercante.

Preso di mira Pino Insegno, che da quando lo scorso anno chiuse la campagna elettorale di Fratelli d’Italia non ha avuto pace (per i partiti di sinistra è sempre stato normale servirsi di testimonial palesi in tutte e tre le reti Rai) ed è stato additato come il peggior conduttore possibile, un paraculato, un raccomandato, l’amico della premier ed evitiamo di riportare le definizioni peggiori per definire un artista che ha comunque una lunga carriera alle spalle e l’ultimo della fila proprio non è.

Tralasciando dunque la polemica, prevedibile se non obbligatoria - tanto vale farci il callo, sarà a lungo così, anzi lo speriamo - è comunque un dato di fatto che programmi come Il mercante non funzionano più da tempo, indipendentemente dal fatto che alla conduzione vi sia Pino Insegno che forse difetta di empatia, che non ha proprio quell’immediatezza e quella naturalezza riscontrabile in altri show-man.

 

MODELLO VECCHIO
Il modello di gioco televisivo è vecchio, manca di mordente nonostante il tentativo di attualizzazione con l’inserimento di qualche canzone “giovane”, resta un prodotto per un pubblico avanti con l’età e comunque residuale. Non gli giova inoltre la collocazione, prima del TG2 delle 20.30 e, ha lamentato Insegno, dopo 8 minuti di pubblicità. Nel prossimo gennaio, peraltro, finito Il mercante in fiera, è previsto che Insegno sostituisca Flavio Insinna alla conduzione de L’eredità, altro format non proprio “fresco”. È vero che ogni fatto può essere interpretato in diversi modi ed è assai probabile che questo ritorno (preventivamente contestato e avversato) gli abbia fatto più male che bene. 

E suoni da contentino. Peccato perché Insegno è bravo e se gli autori Rai pensassero a un programma “sartoriale” sudi lui ne beneficerebbe sia l’attore sia il pubblico. Pensiamo per esempio alla lunga attività da doppiatore: quante storie interessanti Pino potrebbe raccontare. Per non dire del teatro o della radio. La voce è molto originale, la presenza scenica di un certo peso e allora perché non sfruttarla, non “disegnarla”? Rispetto alla professionalità riconosciutagli in altri campi, Insegno ha ripiegato su una televisione abbastanza modesta e ora, visto che la strada non è più sbarrata, potrebbe davvero rischiare qualcosa di più e misurarsi con proposte migliori, così la smetteranno di dargli del raccomandato.

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