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Immigrazione, Toni Capuozzo: "Non è un diritto", lo schiaffo alla sinistra

Claudio Brigliadori
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Un cattivissimo, “scorrettissimo” Toni Capuozzo. Lo storico inviato di guerra di Mediaset, il fondatore del programma Terra!, uno che ha messo le mani (e gli occhi) su tutti i fronti caldi del mondo, mescolando il giusto distacco giornalistico al sacrosanto coinvolgimento umano nei drammi di tanti disperati, osa contestare il dogma dei dogmi della sinistra italiana, quella che vuole aprire i porti e che scende in piazza da anni al grido “accogliamoli tutti”: non tutti i migranti che attraversano il Mediterraneo possono rivendicare lo status di “profughi”.

In altre parole, c’è qualcosa che non va. «Dire che scappano tutti dalle guerre è una offesa», spiega Capuozzo in studio a Stasera Italia, ospite di Nicola Porro a Rete 4. E già qui politicamente corretto e dettami buonisti iniziano a tremare dalle fondamenta. Di sicuro, nessuno può contestargli il fatto di parlare da un salotto. «Io sono stato in Libia. Quanto costa quel viaggio? E com’è che dai campi di concentramento libici se ne escono con dei soldi in più da dare agli scafisti e con dei telefonini che fanno invidia a quelli dei nostri figli?», domanda provocatoriamente il cronista, che a un certo punto sbotta pure in un «eddai su» che è tutto un programma.

 

«Per me sognare di venire in Europa e migliorare la propria vita è più che legittimo. Rispettando le regole, però». «Comunque tu dici: non c’è un diritto ad arrivare in Europa», lo incalza Porro, arrivando dritto al punto. «No, non è un diritto - replica secco Capuozzo, che evidentemente non nutre il timore di turbare o indignare tante anime belle progressiste -. C’è da parte nostra un dovere di salvarli in mare, e guai a rinunciarci. Ma non c’è un diritto a venire in Europa». Sarebbe un ragionamento di buon senso, ma qualcuno ancora oggi lo definisce razzismo.

 

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