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L'aria che tira, Mattia Coffetti sconvolge Parenzo: ecco "Robocop"

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Immaginate di fermarvi cinque minuti al bar sotto casa la mattina, prima di andare al lavoro, e trovarvi di fianco all’improvviso una sorta di Robocop. Nessun visore a infrarossi, nessuna pistola laser, né lamiere o forza sovrumana. Solo una mano che si avvicina al Pos e con nonchalance paga caffè e brioche, all’istante. Un Terminator dello scontrino con le fattezze di Mattia Coffetti, 36 anni, di Milano. Un ragazzo qualunque, dall’aspetto normalissimo. Ma che da qualche anno vive già nel futuro. 

E David Parenzo, raccontando la sua storia, più volte pare sul punto di sbiancare. L’ospite di L’aria che tira, su La7, si è fatto impiantare 5 microchip sottocutanei, appena visibili sotto la pelle della mano. Praticamente, un passo prima di Neuralink, la startup di Elon Musk che qualche giorno fa ha annunciato l’innesto «con successo» di un chip nel cervello di un essere umano. Nel suo caso però la lotta al Parkinson o alla Sla non c’entra nulla. Quella sperimentata da Coffetti, in realtà, «non è una tecnologia particolarmente nuova, è basata sulla stessa tecnologia del badge in azienda o per pagare con il Pos, è il primo tipo di collegamento tra uomo e macchina», spiega il 36enne. Non serve un vero e proprio intervento, basta recarsi in studi di piercing o di tatuaggi abilitati. 

«Non è doloroso, di 5 chip il più grande è lungo circa un centimetro». Uno, sottolinea mostrando il dorso della mano alla telecamere, «è una calamita, non ha nessuna funzione particolare. Quello più doloroso invece serve per effettuare i pagamenti». «Perché non ha la carta di credito normale come tutti gli altri?», chiede Parenzo, quasi balbettando. Da informatico, ammette di essere sempre stato appassionato al tema. «Ma la risposta più semplice è perché altrimenti la carta la perdo».

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