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Magliaro zittisce di nuovo la Piccolotti: "Antifascismo? Un comodo rito"

Claudio Brigliadori
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Altro che spettro o fantasma, il fascismo oggi è più vivo che mai. Nei talk, ovviamente, che in vista del 25 aprile scaldano un clima già rovente. A DiMartedì, su La7, per esempio, succede di tutto.

Il convitato di pietra è Antonio Scurati, il “censurato”. E in studio tutti gli ospiti procedono per provocazioni. «Allora lei è fascista...», sbotta a un certo punto l’attore Ascanio Celestini all'indirizzo di Massimo Magliaro: «Lo sono, chiama i carabinieri?». Il presidente della Fondazione Almirante è, “on fire” anche con Elisabetta Piccolotti, deputata di Sinistra Italiana. L’esponente di Alleanza Verdi e sinistra gli chiede se si possa definire antifascista.

 

 

 

«Ma perché devo rispondere a una domanda di questo genere? - tuona Magliaro- Io le chiedo se mangia a casa, se mangia fuori o quante volte mangia?». «Io le rispondo che mangio tre volte». Buono a sapersi. Sapere se Magliaro è o no antifascista, sottolinea ancora l’onorevole, «non è una sfera del privato. Dirige un giornale, avrà una cultura politica?». «Certo, è non è sicuramente l’antifascismo», «Allora è quella fascista?». «Sono affari miei – taglia corto Magliaro -. Io non partecipo al rito antifascista di comodo».

 

 

 

Riprende la parola Celestini: «La destra italiana è diversa dalle altre destre, in Italia nasce il fascismo e qui c’è ancora terreno fertile. In Italia non c’è stato un processo ai fascisti, non c’è stato un processo a quelli amnistiati, agli oltre mille criminali di guerra». «Sa perché non si è fatto? - risponde Italo Bocchino - Perché Mussolini è stato fucilato senza processo, appeso a testa in giù in Piazzale Loreto, sputandogli addosso, urinandogli addosso. È stata la furia dei partigiani che non ha permesso la conclusione civile della guerra». Che continua anche 80 anni dopo.

 

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