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Che tempo che fa, "col flauto": il comizietto-sfregio della Littizzetto contro Giuli

Roberto Tortora
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L’incomprensibile discorso del neo-ministro della Cultura, Alessandro Giuli, di fronte alla Commissione Cultura per spiegare le linee-guida del suo ministero, ha generato un tam tam di battute e considerazioni ilari, per via del suo eloquio ultra-forbito e formale. E non poteva non passare anche sotto le grinfie di Luciana Littizzetto. La comica piemontese, nel suo consueto spazio a Che Tempo Che Fa sul Nove, ha scritto una lettera al ministro Giuli, prendendolo sostanzialmente in giro per la vorticosità del suo discorso.

La Littizzetto comincia così: “Caro Ministro Giuli stimatissimo, quasi dottor di Teologia. Erede al minister di Benedetto Croce e del Sangiuliano messo in croce. Dizionario vivente, sinonimi e contrari. Luce, faro e petardo di cultura. Questa missiva è dedicata a te, alla tua lucente armonia, sei immensamente Giuliiiii. Ti saluta anche colui che è mia sgradita compagnia domenical da 5 lustri a questa parte, il vegliardo conduttor illuminista il qui presente Fabio Fazio col nuovo look da catechista”. Quindi, l’attacco di Lucianina all’eloquio del ministro: “Oh Giuli, Sommo vate, senza erre, tengo a precisare. Quella tua basetta lunga Che guarnisce il bel visino Ha radice nibelunga Ma somiglia tanto a uno zerbino. Oh Giuli, uomo dal multiforme ingegno, tu dimostri che a destra la cultura non è soltanto Pino Insegno. La prima raccomandazion che faccio tibi: con Salvini usa parlar più semplice. Max tre sillabe e ben scandite. E frasi con soggetto, verbo e complemento, altrimenti Matteo va in tilt come i suoi treni e senza neanche il chiodo dentro”. 

 

 

 

La Littizzetto coglie l’occasione per scherzare anche sul predecessore di Giuli, l’ex-ministro Sangiuliano: “Scrivo a te Giuli Giuliorum Giuli da persona umile e non acculturata. Io, femmina vulgaris, di estrazione men che meno proletaria., Con la presente, che giunge alle pupille tue dalla televisione, intendo porgerti gli augur più fervidi e sinceri per il prosieguo del grande tuo mandato. Che sia più lungo e vigoroso del tuo predecessor passato, Vittima poveron di vil passion carnali per una giovine e rampante pulzella della diletta Pompei città vulcana che, infilatasi nel governo, grazie a Gennaro, ivi trovotte tana. Bella e bionda, come birra Menabrea, fece saltar ministro e burattini e fece arrivare te, Giuli, sommo sapientone, che ti prego anche tu non far la figura del… … dell’uomo che non regge la tensione”.

 

 

Infine, sempre alla sua maniera, la Littizzetto chiede al ministro sovvenzioni per il cinema, l’editoria e il teatro: “O Giuli diletto, contenitor procace di parole altisonanti, che nel tuo primo apparir già hai rotto le sferette a tanti e tanti. Le frasi tue ci spiegan quanto la palingenesi della minchioneria protobarocca possa insufflare il vaffanculismo più frustro e antropomorfo…ma lascia dire a noi, umili poracci e servi della gleba Che in un paese dove cultura langue… il tuo pensiero folle rischia purtroppo e assai di far cader le balle. Oh, Divino Minister, al punto in cui noi siamo, sarebbe d'uopo allor non solo la parola ma il sostegno vero e vigoroso all’arte e allo spettaculo, che nota ha il final in culo, ed è lì che ci finiam se va così nel prossimo futuro. Pecunia chiediam caro ministro, pecunia che non olet, danaro buono per chi fa film, libri e teatro, e arti variae. Non facciam come gli antichi, che mangiavano la buccia e buttavano via i fichi! E tutti noi artisti e saltimbanchi, con fedele speme e attesa del fiorire di nobil tue iniziative, in coro ti diciamo, in questo ottobre tra i castagni, ministro… parla come magni! Ad maiora e kalispera, buon lavoro a te e a tutta la infosfera. Lucianina".

 

 

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