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Report, Welcome to favelas contro Ranucci: "A furia di infangare"

di Roberto Tortoramartedì 16 dicembre 2025
Report, Welcome to favelas contro Ranucci: "A furia di infangare"

2' di lettura

Sigfrido Ranucci, il paladino del giornalismo d’inchiesta ha puntato il dito contro Welcome to Favelas con la veemenza di chi vede un pericolo imminente. Nella puntata di Report del 14 dicembre, tra una pausa caffè e l’altra, il conduttore ha tuonato: “Welcome to favelas? Il giornalismo è tutta un’altra cosa”, come se l’informazione popolare fosse poco più che gossip 

La trasmissione di Rai 3 ha bollato la piattaforma di city journalism come “infotrash” e addirittura come strumento di “strategia politica”, insinuando che Elon Musk stia cercando di costruire una galassia mediatica alternativa in Europa, con Welcome to Favelas come capofila di questa fantomatica operazione. “Un indizio della volontà di Elon Musk è stato rivelato da una pagina Instagram…” hanno sentenziato, ma di prove concrete non ce ne sono.

La risposta di Welcome to Favelas non si è fatta attendere. Massimiliano Zossolo, fondatore della piattaforma, non ha mandato baci da dietro la barricata social, ma ha ribattuto duramente: “Report a furia di gettare fango contro gli altri, rimane infangata”, accusando Ranucci di aver mandato in onda solo “pochi secondi di un’intervista durata un’ora” e di avere distorto il senso delle parole. Così, mentre i social si scatenavano in commenti da stadio, Welcome to Favelas ha pubblicato l’intervista integrale, con tanto di video, per smontare pezzo per pezzo l’inchiesta di Report.

Perché, ha ribadito Zossolo, se una volta si faceva giornalismo sul campo ascoltando la gente, ora c’è chi preferisce giudicare e bollare senza contraddittorio. E non finisce qui: anche la pagina Dillo a noi Roma ha rincarato la dose, difendendo il “citizen journalism” come una voce dal basso che “continua ad andare per strada ad ascoltare le persone”, ribadendo che le narrazioni che non piacciono “ai potenti dei media” sono proprio quelle che Report vorrebbe relegare nel dimenticatoio.

Insomma, la querelle non è solo televisiva: è un vero scontro di visioni. Da una parte il giornalismo d’inchiesta ortodosso, dall’altra una narrazione dal basso che rifiuta di essere etichettata come “spazzatura”. Il pubblico, come spesso accade, resta in mezzo a un fuoco incrociato di proclami, contraccuse e video integrali. Chi avrà ragione? A giudicare dai toni, qui non si parla solo di “favelas”, ma di un’epica guerra di egemonia mediatica.