Nuoto, ai Mondiali di Doha l'Italia è tutta al maschile...
L'Italnuoto è maschio. Eh sì, dopo anni in cui i destini erano in mano al gentil sesso, gli uomini risorgono e si riprendono lo scettro. Non sono mancati ovviamente i contributi in rosa, con le straordinarie Erika Ferraioli e Silvia Di Pietro o la staffetta veloce, ma ai recenti Mondiali in vasca corta si è assistito a un'inversione di tendenza. Non solo le medaglie, anzi. I giovani Bonacchi e Mitchell D'Arrigo progrediscono ad ogni uscita, Sabbioni corre, Detti consolida, Scozzoli sta riprendendo confidenza dopo l'infortunio. Il recupero di Fabio soprattutto è significativo, certifica la taratura dell'unico dell'era Pellegrini a non rivelarsi un fuoco di paglia. Poi, però, ci sono loro, i trascinatori e le facce fresche di Orsi e Paltrinieri, il bomber di razza e l'astro nascente, i soli a raccogliere riconoscimenti individuali. Il primo è uno specialista dei 25 metri, stupisce non sorprendendo, perché batte colossi plurititolati alla vigilia irraggiungibili. Il secondo non ha bisogno di presentazioni, si sta pian piano impadronendo della specialità e nemmeno una deviazione dalle consuete tabelle di marcia ha cambiato la sostanza. Marco e Gregorio prendono il posto della Divina nell'immagine di copertina della spedizione di Doha, benché il velocista fatichi a mantenere eguali livelli di competitività in vasca lunga, dove le prestazioni assumono maggior rilevanza, mentre il mezzofondista si sia affermato su più fronti e venga indicato quale erede di Federica. Non siamo gli Stati Uniti, né la Russia o altre corazzate: difficilmente possiamo avere più frecce al nostro arco. Era dai tempi di Rosolino e Fioravanti, ad eccezione del miglior Magnini tutt'oggi indispensabile, che non si affacciava sul panorama un talento maschile capace di cavalcare alla ribalta più stagioni. Il giovane di Carpi è inesorabilmente la punta del presente e del futuro e sebbene la paura di eccessive pressioni esiste, non bisogna dimenticare che i campioni vanno di fretta e sono più corazzati di quanto si creda, come insegnano la stessa italiana o l'enfant prodige Ledecky. L'Italia è azzurra benché dietro ci sia tutto un movimento in fermento, vivo e ambizioso, che coinvolge anche la controparte femminile. Un'Italia con tecnici preparati e aperti e condizioni di confronto e stimolo, dove si impara dai più forti. E' una squadra virata sul blu dove però avrà ancora notevole spazio una certamente non finita Pellegrini e magari qualche inattesa stella rosa. di Giulia Volponi