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Formula 1, l'ombra del terrorismo islamico a Spa: costi per la sicurezza raddoppiati. "Ma è impossibile proteggere tutto"

Andrea Tempestini
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L'ombra nera del terrorismo islamico si allunga anche sul circuito di Spa, teatro nel weekend del Gran Premio di Formula 1. Lo conferma Andre Maes, a capo dell'organizzazione di una delle piste più belle e affascinanti del circus: "Ovvio che sia un evento a rischio - taglia corto -: che cosa non lo è oggi in Europa?". Il punto è che "è complicato proteggere un tracciato di 7 chilometri, gran parte del quale si snoda nel verde. Dobbiamo pattugliare pure i boschi". Dunque, i recenti fatti di Barcellona hanno imposto stringenti misure di sicurezza: tribune e paddock saranno battuti da polizia e cani anti-esplosivo. Per accedere al circuito, inoltre, i tifosi dovranno affrontare diversi punti di controllo, transenne e blocchi che, fino allo scorso anno, non c'erano. Si pensi che i costi per la sicurezza, rispetto al 2016, sono raddoppiati: da 1 a 2 milioni di euro. E ancora, aggiunge Maes, ci saranno "un centinaio di soldati con vari mezzi, 450 poliziotti, 250 steward nelle tribune e 220 agenti di una nostra unità di sicurezza con licenza di perquisire". Ma non è tutto. "Il valore aggiunto - riprende - lo danno i profiler in borghese, addestrati a scrutare il volto della gente e a capire se un soggetto è pericoloso". Un compito, quello del profiler, nascosto dal massimo riserbo: come funzionino addestramento e riconoscimento, per ovvi motivi, è un assoluto segreto.

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