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Andrea Dovizioso, ultimo duello con Marc Marquez: per vincere gli serve una spintarella

Andrea Tempestini
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A Valencia è tutto pronto per l'ultimo appuntamento del Motomondiale. L'ultima occasione per Andrea Dovizioso di acciuffare quel titolo della MotoGp inseguito dal lontano 2008, quando un giovane Dovi, al tempo ventiduenne, si affacciava per la prima volta alla classe regina, dopo sette stagioni (ed un titolo, quello del 2004 in 125 dove sconfisse Jorge Lorenzo e Casey Stoner, due scarsi insomma), di gavetta nelle classi minori. Per la verità, le possibilità di Andrea di trasformare in realtà il proprio sogno sono poche, troppi quei 21 punti che lo separano da Marc Marquez, colpa di quella maledetta Australia, in cui mentre il rivale otteneva il succeso lui chiudeva tredicesimo. Allo spagnolo basterà arrivare tra i primi undici per conquistare il titolo (dovesse arrivare dalla dodicesima posizione in poi, Dovizioso vincendo si laurerebbe campione), che sarebbe il sesto, a soli ventiquattro anni. Si, avete capito bene, sei titoli a ventiquattro anni, Marc Marquez seppur ancora giovanissimo è già una leggenda di questo sport e ha nel mirino Valentino Rossi, fermo a nove (ma che ha ancora tempo per migliorarsi), e Giacomo Agostini, che di titoli ne ha vinti quindici ma di Mondiali ne poteva disputare più di uno all'anno. Un Marquez che dovesse vincere, dobbiamo ammetterlo, l'avrebbe meritato: basta pensare che senza la rottura del motore di Silverstone (gara poi vinta da Dovizioso) il Mondiale sarebbe molto probabilmente già chiuso, dato che lo spagnolo stava lottando per la vittoria e nella peggiore delle ipotesi avrebbe portato a casa 13 punti. Ma è proprio la grandezza dello spagnolo a dar credito al capolavoro di Desmodovi, che nella conferenza stampa dimostra tutta la sua consapevolezza: «Non si aspettava nessuno questa situazione, questo mi rende ancora più fiero. È tutto ancora aperto, dobbiamo essere concentrati e cercare di vincere, aspettando di vedere cosa saprà fare Marc». Ed è ancor più straordinario pensare che questo passo in avanti Andrea l'ha compiuto proprio nell'anno in cui in Ducati è arrivato Jorge Lorenzo, scelto dalla casa italiana per riportare il mondiale a Borgo Panigale. Dovizioso si è preso la scena, ha vinto sei gare contro le zero del compagno, che non è da bocciare, sia chiaro. La Rossa è la moto più difficile da guidare e nella prossima stagione ci aspettiamo progressi anche dal maiorchino, che rimane comunque un fenomeno e qualche merito, se la Ducati è così competitiva probabilmente è anche suo: da quando è arrivato la moto è diventata molto più guidabile e, pensa un po', la Yamaha, che ha abbandonata, è peggiorata, e di tanto. Tutte le chiacchiere, comunque, si stopperanno dalle 9.55, quando partiranno le libere e Dovi proverà a fare l'impossibile, con un pensiero al 2006, quando Nicky Hayden vinse il Mondiale all'ultima gara sfruttando la caduta di Valentino Rossi. E chissà che Nicky, da qualunque posto in cui sia ora, non mandi un aiutino al suo vecchio compagno di squadra. Semaforo verde, che lo spettacolo abbia inizio. di Federico Strumolo

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