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Ivan Zaytsev: "Io sono il Ronaldo del Volley"

Matteo Legnani
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A Cavalese in Val di Fiemme, dove la nazionale di Volley è in ritiro, Ivan Zaytsev, l' uomo simbolo della pallavolo azzurra, ha appena finito di "affilare" i muscoli in palestra per tornare a battere a 134 km all' ora, il suo record di qualche mese fa. Intanto a Perugia la moglie Ashling sta finendo di chiudere le ultime scatole del trasloco di tutta la famiglia a Modena. Perché oltre a quella azzurra c' è la nuova maglia dei Canarini, la squadra emiliana, guidati dal monumento Julio Velasco, ad attendere Zaytsev nel nuovo campionato. Zar, insomma il lavoro duro lo lascia fare alla moglie? «Che è la dura di casa e per sua volontà preferisce che me ne stia alla larga in questi frangenti. Io però le mie cose le ho lasciate tutte pronte. Dal 1 settembre, sarò a Modena». E dal 9, con partita inaugurale dei Mondiali al Foro Italico, sarà di nuovo in azzurro dopo essere mancato agli Europei dell' anno scorso per la spinosa questione degli sponsor delle scarpe. «E non per volontà mia. Io la sento mia la maglia della Nazionale, torno volentieri e sono orgogliosamente italiano. E dopo l' argento di Rio 2016, che sento ancora come un oro mancato, torno con più fame di prima». Mondiali in casa, in più città italiane, eppure se ne parla poco, non trova? «Me ne stupisco. Fosse per me io e tutti i miei compagni dovremmo essere in tv un giorno sì e uno no a parlarne. Non voglio fare polemiche ma le potenzialità della pallavolo sono enormi, non ancora sfruttate. Anche dopo Rio 2016 si poteva fare molto meglio». La penna a lei, ci presenti questa nazionale che tra l' altro ripropone il duo di stelle di Rio 2016: lei opposto e Juantorena schiacciatore. «È un bel mix questa squadra, ci sono veterani, giovani esperti e giovani alla prima convocazione. Ma il Mondiale è il torneo più complicato da giocare, specie con questa formula. Sono tre gironi a punti, devi essere costante per 3 settimane perché ti porti dietro i punti del girone precedente. Molto più dura che l' Olimpiade». Gli azzurri arrivano dalla Volley National League dove non è andata benissimo. «Ma lì arrivavamo dopo un campionato, quello italiano, che è il più duro al mondo. Subito sballottati a far partite da un continente all' altro. No, è un' altra storia. C' è un gruppetto di 5 o 6 squadre da tenere d' occhio ai Mondiali. E l' Italia è tra quelle. Peraltro dopo la partita inaugurale a Roma, giochiamo un girone a Firenze e uno a Milano». Perfetto uomo immagine del suo sport, lei è un po' il Ronaldo del volley? «Ronaldo è lo sportivo numero uno al mondo per come ha saputo fare di se stesso un' azienda. Nel mio piccolo, come lui, so che la prima cosa per un professionista è essere meticolosi nella cura del corpo e della prestazione sportiva che deve essere sempre altissima. Io sono molto pignolo, per esempio, nel lavoro in sala pesi, muscolo per muscolo». Ha anche lei manie alla Ronaldo tipo controllo del peso e cura del fisico? «Per fortuna non ho particolari vizi alimentari. E quanto alla cura, non mi sottraggo a nulla anche se certi trattamenti non sono piacevoli: intendo quando per massaggiarti i muscoli ti ritrovi con i gomiti del fisioterapista infilati sino alla ossa. O quando ti tocca immergerti nelle vasche di ghiaccio, che per me, che sono uno sta bene al calduccio, è praticamente una tortura». Ma quando si batte a 134 km all' ora chr si prova? La spalla ne esce sconquassata? «Sul momento, a caldo, no! Ma dopo a fine partita... Io comunque non ricordo un giorno della mia carriera senza dolore». Ma si fa coccolare dai figli appena torna casa. Sasha, la sua copia, tre anni a ottobre, e Sienna, 8 mesi. «A casa cerco di passare ogni minuto con loro. E sanno stupirmi tutte le volte. Anche la piccola, fa certi sguardi languidi da donna, insomma». È donna anche la sua nuova presidente a Modena, Catia Pedrini. Come si trova ad avere un presidente donna? «Benissimo. Ce ne vorrebbero molte di più in tutti gli sport. Hanno una attitudine analitica, una profondità che farebbe un gran bene alla cultura sportiva. Io ho molta fiducia negli attributi delle donne». di Rita Pavesi

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