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Inter-Milan, il derby dei cervelli che corrono: chi sono gli uomini chiave del match

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Davide Locano
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Provateci voi a correre come dannati, contrastare, chiudere le linee di passaggio, tenere le distanze giuste per non creare un buco letale e poi gestire il pallone a due tocchi, dettare i tempi e il contropiede, mandare in porta i compagni. Insomma, provateci voi ad alzarvi dal divano e passare 90 minuti da registi in una partita di serie A, magari un derby, magari quello di Milano. Se pensate che sia meglio stare seduti non preoccupatevi, l'identikit sopra citato ha già un volto e un nome, anzi due: Marcelo Brozovic e Lucas Biglia. Inter e Milan si affidano ai loro cervelli e ai loro polmoni per mettere in banca la stracittadina che può valere la conferma di aver imbroccato davvero la strada giusta oppure rivelarsi una mazzata sui denti e sul morale. Leggi anche: Higuain massacra la Juve prima del derby VOLEVANO CEDERLO Rilanciati da Spalletti e Gattuso dopo equivoci tecnici e caratteriali, oggi il croato e l'argentino si scoprono fulcro del gioco e svettano in mezzo a centrocampisti puri nei primi posti della categoria di chi corre di più: 11,88 km di media a partita Brozo e 11,74 km quel Biglia immaginato fermo come un cancello. Solo Stulac (Parma) è il regista che corre di più. La metamorfosi di Brozovic comincia nella tarda primavera scorsa, dopo qualche reprimenda di Spalletti e dopo la sostituzione punitiva col Bologna accolta con un applauso ironico, per le ire del Meazza e dello stesso mister. Poi la folgorazione. Luciano decide che il 25enne Marcelo, all'Inter dal 2016 e fin lì impiegato in tutti i ruoli possibili a centrocampo (perfino esterno), può sbocciare come regista davanti alla difesa nel 4-2-3-1. Bingo. «Brozo riesce a darci pulizia, qualità, velocità e riesce a capire dove direzionare la palla. È fortissimo e ora si sente responsabilizzato». Questa la diagnosi di Spalletti, che forse sarebbe diversa se gli avessero recapitato Modrici. Invece è stato lui a pretendere che Brozo (era sul mercato) rimanesse e ne ha fatto un perno chiave (come pesa il gol al 94' in casa Samp!) anche per il cammino finora ottimo in Champions. Se gira lui, gira l'Inter, e l'assioma vale cambiando i colori di Milano e analizzando la stagione di Biglia. NON È PIRLO Basta difesa a tre, basta Bonucci a iniziare l'azione. Gattuso lo ha ri-motivato e messo alla frusta, la condizione atletica ne ha alleggerito i movimenti e anche la mente: sapere di non aver concorrenza (Montolivo e Mauri gli altri “registi” in rosa) lo ha trasformato. «Non è un giocatore alla Pirlo», la sentenza di Gattuso, «ma non si ferma mai». Dopo la vittoria sul Chievo, Rino godeva: «Sembrava avesse la calamita. È un ragazzo di poche parole, ma parla con gli occhi. Per noi è fondamentale». Mirabelli lo pagò a Lotito 17 milioni più tre di bonus. Forse l'investimento sta dando i frutti. Certo, il tempo delle prove è finito: cari registi, domenica si gira. di Tommaso Lorenzini

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